Bruxelles – Sui titoli dei giornali e dei grandi media si parla di accordo storico e i mercati stanno brindando. I leader europei hanno trovato un’intesa per rafforzare le risorse del fondo salva stati e tagliare del 50% il valore nominale dei titoli di debito greco. Ma la cifra assume solo sulla carta queste proporzioni.
Gli istituti di credito si faranno carico di perdite pari a quasi la meta’: al 28%. Basta fare i calcoli. Elementare, Papandreou. La svalutazione ha l’obiettivo di consentire al debito greco di tornare a livelli piu’ sostenibili entro il 2020, portandolo al 120% del Pil. Senza interventi, alle condizioni attuali si stima che sarebbe altrimenti cresciuto fino al 180%.
“Possiamo dire che è arrivato un nuovo giorno per la Grecia, e non solo per il mio paese, anche per l’Europa”, ha dichiarato il primo ministro greco George Papandreou, che da mesi sta affrontando la crisi con grandi difficoltà e con manovre di austerità molto pesanti, soprattutto per lo stato sociale.
Ecco i calcoli matematici che l’Europa non e’ in grado di fare:
– La Grecia ha 350 miliardi di euro di debito, che comprendono 70 miliardi in prestiti post-petizione della Troika, che non verranno toccati
– Scendiamo a 280 miliardi: di questi circa 75 miliardi sono detenuti dalla Bce. Anche questi, come i debiti della Troika, non verranno toccati
– Rimangono poco meno di 200 miliardi di debito che verra’ sottoposto alla svalutazione nominale
– A questa cifra apportiamo il taglio del 50% (ignorando il fatto che 35 miliardi di questa somma siano detenuti da fondi pensione greci – e quindi appena la popolazione si rendera’ conto che i propri risparmi verranno dimezzati, Atene vivra’ proteste e violenze mai viste prima)
– Il debito complessivo da ridurre e’ di circa 100 miliardi
– A questo punto dei 350 miliardi iniziali, solo 100 vengono eliminati, pari al 28%
– Il Pil era pari a 230 miliardi a fine 2010 e sta continuando a scendere