Governo Letta al test dopo dimissioni De Girolamo. Asl e bar, le tappe del Nunzia Gate
ROMA (WSI) – Dopo le polemiche per l’inchiesta sulla Asl di Benevento, arrivano le dimissioni di Nunzia De Girolamo da ministro delle Politiche agricole.
A comunicarlo è la stessa De Girolamo con una nota in cui scrive: “L’ho deciso per la mia dignità: è la cosa più importante che ho e la voglio salvaguardare a qualunque costo. Ho deciso di lasciare un ministero e di lasciare un governo perché la mia dignità vale più di tutto questo ed è stata offesa da chi sa che non ho fatto nulla e avrebbe dovuto spiegare perché era suo dovere prima morale e poi politico. Non posso restare in un governo che non ha difeso la mia onorabilità”. (Rainews)
di Vincenzo Iurillo, Marco Lillo
ROMA (WSI) – È il 27 dicembre e la palla di neve che diventerà la valanga in grado di travolgere il ministro Nunzia De Girolamo rotola in tre righe dell’ordinanza contro Felice Pisapia. L’ex direttore amministrativo dell’Asl di Benevento finisce al soggiorno coatto a Salerno perché indagato in una storiaccia di fatture false per 700 mila euro, fornitori pagati senza alcun titolo e qualche tablet trattenuto come cresta. Il Gip Flavio Cusani a un certo punto scrive dell’esistenza di “un ristretto direttorio politico-partitico, costruito, al di fuori di ogni norma di legge, da componenti esterni all’amministrazione, a cui fa riferimento il direttore generale dell’Asl nella gestione dell’ente”. Ed ancora: “Il ristretto direttorio (…) si occupava, in funzione di interessi privati e di ricerca del consenso elettorale, con modalità a dir poco deprimenti e indecorose, di ogni aspetto della gestione dell’Asl (da trasferimenti e nomine di dirigenti e primari, gare d’appalto, allocazione sul territorio di sedi Asl, rapporti con strutture e ospedali convenzionati Asl, per giungere sino a faccende spicciole come il rimediare al sequestro di latticini effettuato a un rivenditore amico”.
Gli addetti ai lavori sanno che il Gip si riferisce a Nunzia De Girolamo e al suo cerchio magico: il portavoce Luigi Barone, l’attuale vicecapogabinetto Giacomo Papa, il manager dell’Asl Michele Rossi, il direttore sanitario Gelsomino Ventucci. Il problema è che il direttorio è stato registrato in diretta da Felice Pisapia. Il direttore amministrativo dell’Asl per nove mesi nel 2012 ha partecipato alle riunioni con il cellulare in modalità ‘rec’ e ha inciso ore e ore di riunioni e incontri durante i quali la deputata e coordinatrice Pdl di Benevento decideva insieme ai suoi fedelissimi il destino della sanità beneventana secondo criteri lottizzatori e clientelari. E quando a dicembre 2012 la Finanza sequestra 30 mila mandati di pagamento dell’Asl, Pisapia decide di parlare per dimostrare di essere solo un ingranaggio di un meccanismo più grande.
Il 14 gennaio racconta al pm le manovre dell’Asl per favorire una impresa ‘amica’ del Pdl, la Modisan e rivela le riunioni di Nunzia e dei suoi fedelissimi nella villa del papà, a San Nicola Manfredi, per decidere le gare e le nomine che permettono di racimolare voti, anche con scelte che toccano la salute della gente. Il pm Giovanni Tartaglia Polcini lo ammonisce , gli ricorda che sta denunciando reati gravissimi. Pisapia spera che partano i riscontri alle sue parole ma quando capisce che sono una base poco solida per un’inchiesta così pesante su un ministro consegna le registrazioni. O meglio una parte. Forse anche per il timore di un’accusa di calunnia. Il 19 settembre 2013 presenta una memoria difensiva e allega un cd con i file audio di due riunioni in Villa De Girolamo, una del 23 luglio 2012 e una del 30 luglio 2012, con tanto di trascrizioni di un perito di parte. Il pm affida quel materiale esplosivo ai consulenti che già lavorano sulle fatture false. I consulenti e il Nucleo di Polizia Tributaria della Finanza di Benevento devono rispondere a una domanda delicatissima: se in quei colloqui “vi sia stata concreta attività di determinazione, istigazione o di aumento del proposito criminoso degli amministratori dell’Asl per il compimento di atti specifici contrari alla legge per violazione di norme imperative e ad opera di chi”.
Delle 400 pagine di trascrizioni del perito di Pisapia, i consulenti del pm rispondono estrapolando una dozzina di fogli. Sono i colloqui sull’appalto da 12 milioni del 118, gestito da una società vicina al Pdl; sulla multa dopo il sequestro di mozzarelle in un negozio di un amico di Nunzia; all’ubicazione di uffici e presidi dell’Asl e infine le frasi sui controlli da mandare all’ospedale Fatebenefratelli per accelerare lo sfratto dal bar del rivale dello zio. L’informativa della Finanza a firma del tenente colonnello Luca Lauro conclude così: “relativamente ad alcune vicende degne di approfondimento, sono tutt’ora in corso di svolgimento specifiche investigazioni che, allo stato, non hanno evidenziato fattispecie penalmente rilevanti”.
Allo stato. Tanto è vero che le indagini sono in corso, soprattutto sulla questione del bar dello zio del ministro, soprattutto dopo che il nostro giornale ha svelato il senso delle parole dell’allora deputato Pdl e dei suoi collaboratori. L’informativa e le trascrizioni sono depositate. Non c’è più segreto. Il Fatto pubblica quei colloqui il 4 gennaio. Sono molto imbarazzanti per il ministro De Girolamo. C’è una frase che colpisce, a proposito dei presidi sanitari da localizzare in un paese dei tanti: “Preferisco darlo ad uno del Pd che ci vado a chiedere 100 voti…”. E ce n’è un’altra che inquieta. “Miché, scusami, al Fatebenefratelli facciamogli capire che un minimo di comando ce l’abbiamo. Mandagli i controlli e vaffanculo”. E poi: “Devi vedere se gli crei un problema di controllo Frà Pietro (il frate a capo della proprietà dell’ospedale, Ndr) come chiama Carrozza (il direttore, ndr) e gli dice: ‘accelera’”. Nei giorni successivi un’inchiesta indipendente del Fatto Quotidiano dimostrerà che quella parte del colloquio riguarda le manovre per far assegnare il bar del Fatebenefratelli allo zio di Nunzia De Girolamo, Franco Liguori, che subentrerà con una nuova gestione dopo che quella vecchia intestata al padre Mario e al fratello Maurizio Liguori è stata ‘sfrattata’ dai frati dell’ospedale e infine chiusa da un controllo dei Nas di Salerno.
Altre inchieste indipendenti del Fatto riveleranno quali interessi si muovevano dietro i tentativi del “direttorio” di “bypassare la gara pubblica” del 118 (parole di Giacomo Papa) e di proseguire col meccanismo delle proroghe. Secondo le rivelazioni di Pisapia, c’è un intreccio forte tra una delle imprese coinvolte, la Modisan, e il Pdl beneventano nel periodo in cui la De Girolamo vince il congresso provinciale. Il 17 gennaio la De Girolamo è costretta a riferire in Parlamento. Il 22 gennaio il Fatto pubblica una registrazione inedita. Il direttorio discute di come ridisegnare il sistema dell’emergenza nel Fortore. C’è un sindaco Udeur, Zaccaria Spina, al quale bisogna far capire che se non si sottomette alla De Girolamo perderà l’ambulanza con il personale. Nunzia si rivolge così ai presenti: “Ovviamente tu devi dire… Dovete dire a Zaccaria: ‘tu rimani senza niente, corri dalla De Girolamo!’. Il sindaco Spina avrà un’ambulanza ma senza personale.
Dopo i nostri pezzi che davano un nome ai personaggi citati nelle conversazioni sul bar, nei giorni scorsi la Procura ha iniziato a sentire come testimoni i fratelli Liguori, il papà Mario, il direttore del Fatebenefratelli e l’ex comandante dei Nas locali. Oggi verranno sentiti i dirigenti Asl che ebbero un ruolo sul 118. Il 3 febbraio verrà interrogato di nuovo Felice Pisapia. Forse porterà un nuovo Cd con altre 30 ore di colloqui del direttorio. Uno stillicidio per Nunzia De Girolamo che ieri ha deciso di mollare.
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