Società

Governo: fiducia su processo lungo, ultima “porcata” made in Italy

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Roma – Si’ del Senato alla fiducia – l’ennesima – sul cosiddetto ‘processo lungo’. I si’ sono stati 160, i no 139.

Hanno votato contro Pd, Idv, Udc, Mpa, Api e Fli. A favore, Pdl, Lega e Coesione Nazionale. Il ddl adesso passa all’esame della Camera per l’approvazione definitiva.

Il placet e’ stato ottenuto su una norma ad personam camuffata da ddl molto contestata, perche’ consentira’ ai legali della difesa di portare una lista pressoche’ sterminata di testimoni.

Se il disegno di legge passera’ alla Camera, i magistrati saranno costretti ad accettare la lista di testimoni della difesa.

Per il processo Ruby – ad esempio – sarebbe possibile citare come testimoni tutte le escort di Milano e per Berlusconi sarebbe una formalita’ ottenere la prescrizione.

Processo lungo e prescrizione breve. Sembra un ossimoro, una miscela di provvedimenti da schizofrenici, come l’ha definita l’Associazione Nazionale dei Magistrati, ma una logica forse c’e. Ed e’ una logica che piacera’ al premier.

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Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

di Gian Carlo Caselli – 14 Aprile 2011

Ecco come la riforma sfascia la giustizia e mette al guinzaglio la magistratura

Processo breve, prescrizione breve. Belle parole, formule magiche. Però attenzione, il processo si può dire davvero breve, abbreviato, se l’attuale durata interminabile, vergognosa, fosse effettivamente ridotta. Altrimenti è una beffa!

Oggi il processo penale finisce con una sentenza di merito, che dichiara l’imputato colpevole o innocente. Se passa la riforma invece di questa sentenza avremo molto spesso una burocratica dichiarazione di morte. Perché qual è la novità? La novità consiste nella fissazione di termini nuovi, scelti un po’ a caso, entro i quali il processo se non si conclude, muore, e muore per sempre. Alla faccia della sofferenza delle vittime che non viene tenuta in nessunissimo conto, alla faccia della fatica quotidiana delle forze dell’ordine per assicurare alla giustifizia fior di delinquenti, alla faccia della sicurezza dei cittadini.

Siamo davanti a malfattori di ogni tipo, delinquenti di strada, colletti bianchi, passando da tutte le gambe intermedie di criminalità, un vero esercito arrogante, spinto ulteriormente verso scelte di illegalità. Perché? Perché riceve in regalo, gratis dalla nuova legge un’impunità tombale!

Come stanno in realtà le cose? Se non si fa niente per far funzionare meglio la giustizia, per avere una giustizia più rapida, più efficiente, è comodo dire che il processo deve finire più in fretta così da diventare breve. solo che non è soltanto comodo, sono anche parole in libertà, distribuite un tanto al chilo per imbonire la povera gente con formule magiche.

Processo breve appunto. Chi non è d’accordo con il processo breve? Un cretino, solo che non basta a dirlo, bisogna anche provare a farlo. La realtà invece parla di uno sfascio della giustizia. Fissare termini non di abbreviazione, ma termini castranti, sapendo che non si possono rispettare questi termini, è come menare il can per l’aia e non è una cosa seria.

Una cosa seria sarebbe mettere mano a riforme degne di questo nome e ce ne sono tante che si potrebbero fare. alcune importanti a costo zero. Faccio un solo esempio: ridurre i gradi di giudizio. Noi abbiamo un sistema processuale penale di tipo accusatorio, in tutti i paesi che hanno questo stesso sistema i gradi di giudizio sono di regola due soltanto, primo grado e ricorso alla Corte Suprema. Da noi no, abbiamo molti gradi di giudizio, bisognerebbe sfoltire il tutto, per esempio abolendo l’appello.

Soltanto il giudizio di primo grado e il ricorso in Cassazione in modo da recuperare una quantità massiccia di magistrati, personale ausiliario, da riversare sul primo grado, potenziandolo e accelerando in maniera davvero consistente i tempi. Allora sì che avremmo un processo breve e potremo farla finita con i trucchi verbali che oggi la fanno da padroni nel dibattito sulla nuova legge.

Ma non dimentichiamo che i fautori del processo breve hanno in cantiere un’altra sorpresa, che si chiama processo lungo. Non sto scherzando. In cosa consiste questo processo “lungo”? Consiste nel fatto che oggi le liste dei testi presentate dall’accusa o dalla difesa devono essere ridotte dal giudice a seconda che contengano o non contengano nomi, personaggi che è inutile sentire perché non servirebbero all’accertamento della verità.

Se passa questa riforma ecco che il processo diventa lungo. Perché? Le liste testi devono accettate integralmente, in toto dal Giudice senza nessuna possibilità di dire: questo non lo sentiamo perché è inutile, questo non lo sentiamo perché sentirlo non serve all’accertamento della verità, facciamo un esempio limite, paradossale ma tanto per capirci.

Rissa allo stadio di calcio, io rappresentante della pubblica accusa o difensore dell’imputato, chiedo di sentire tutti gli spettatori presenti alla partita, 10 mila persone. Lo posso fare oggi perché la tessera del tifoso consente di identificare uno per uno gli spettatori e il giudice se li deve sentire, se io chiedo tutti e 10 mila, allora il processo non finisce mai!

Da una parte il processo breve, dall’altra il processo lungo, cos’è schizofrenia? No, niente di schizofrenico per l’amor del cielo, un disegno molto preciso, l’obiettivo è sempre lo stesso: liberare il nostro Premier dai processi che lo ossessionano.

Principalmente due: il caso Mills e il caso Ruby rubacuori. O cancellando questi processi (il processo breve) o trascinandoli all’infinito (processo lungo) si tratta ancora una volta di legge ad personam, ma chi se ne importa!

L’importante è che la gente si beva la favola delle riforme. Non è finita, perché poi c’è la prescrizione breve, più che una legge ad personam una fotografia di una certa persona che poi è il nostro Premier: incensurati, di una certa età hanno diritto a una riduzione di pena. E’ pensata su misura, ancora una volta.

Non si fa niente, assolutamente niente, per migliorare il funzionamento della giustizia. Ci sarà un’infinità di colpevoli o che potrebbero essere dichiarati tali che la fanno franca.

Facciamo l’elenco delle persone che la faranno franca, è un elenco che fa davvero un po’ paura perché comprende scippatori, borseggiatori, topi d’alloggio, ladri assortiti, truffatori, sfruttatori di donne, spacciatori di droga, corruttori, usurai, bancarottieri, estortori, ricattatori, appaltatori, disonesti, pedofili, violenti di onirismo, operatori economici che non si fanno carico delle regole che vietano le frodi in commercio o delle regole che tutelano la salute dei consumatori, imprenditori che si mettono sotto i piedi le norme sulla sicurezza dei lavoratori sul posto di lavoro.

E’ un catalogo di gentiluomini che la faranno franca, più di quanto già ora purtroppo non avvenga, e che si ritroveranno impuniti come se avessero vinto al Totocalcio senza neanche giocare la schedina. Non è riforma della giustizia. Parlare di riforma della giustizia o di processo breve è giocare con le parole, se volessimo sintetizzare tutto con qualche aggettivo, direi che i cittadini sono contenti e gabbati.

Gabbati perché ci tirano fuori dal cilindro conigli che poi vengono presentati con queste formule magiche “riforma epocale della giustizia” processo breve, mentre abbiamo visto che la realtà è tutt’altra. Per la riforma cosiddetta epocale della giustizia l’obiettivo vero è: mettere la magistratura al guinzaglio della maggioranza politica del momento e ovviamente non mi interessa se è bianca, rossa o nera se è questa di oggi o quella che potrà essere domani o dopodomani o dopodomani ancora, mi interessa che in un paese costituzionalmente ordinato, democraticamente ordinato, la nostra Costituzione vigente, la Magistratura deve essere autonoma e indipendente, non al guinzaglio, non alle dipendenze, non agli ordini della maggioranza politica contingente.

Non esiste in nessun paese al mondo, se esiste è male, da noi non esiste, per favore non facciamo gli errori che gli altri magari commettono.

Cittadini gabbati e contenti e tutto questo perché? Perché il feudo di Arcore possa continuare a svettare su una palude che è la palude nella quale annaspano i comuni cittadini che vorrebbero più giustizia com’è loro sacrosanto diritto.

Quali sono i processi più noti che con questa riforma rischiano di rimanere senza colpevoli?

Rispondo volentieri a questa domanda, nel senso che secondo me non è una domanda giusta. Non è questo o quel processo famoso che magari fa scandalo. E’ la quantità di processi che riguardano interessi diffusi dei cittadini che vengono travolti. Quindi è la massa, è l’impatto complessivo più che questo o quel caso. Capisco che questo o quel caso fa notizia, ma a ci interessa di più la foresta complessiva, non questo o quell’albero specifico.

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Nella fretta i berluscones sbagliano riscrivere l’emendamento commettendo errori di diritto. Per questo, una volta arrivato alla Camera, il documento dovrà essere riscritto dalla maggioranza.

Pongono la (48esima) fiducia a sorpresa, temendo di non riuscire a portarsi a casa prima della chiusura del Senato, l’ultima legge a favore del Cavaliere, il processo lungo. Ma nella fretta spasmodica di mettersi in tasca il risultato, sbagliano clamorosamente a riscrivere l’emendamento cuore dell’articolato (Mugnai) commettendo marchiani errori di diritto che costringeranno poi la maggioranza, una volta alla Camera, a rimetterci le mani. E, a ricominciare tutto daccapo.

Una figuraccia enorme, che vanifica ogni sforzo degli uomini di Berlusconi di costruire un articolato tale da permettere agli avvocati del Cavaliere di allungare a dismisura le liste dei testimoni per raggiungere serenamente la prescrizione di tutti i suoi principali processi.

È stato il senatore dell’Idv, l’avvocato Luigi Li Gotti, a mettere in aula la maggioranza spalle al muro, raccontando ai pochissimi presenti rimasti ad ascoltare un dibattito totalmente inutile dopo la presentazione della fiducia da parte del governo (in aula erano in 13) in quale errore fosse incorsa la compagine degli avvocati berlusconiani di stanza a Palazzo Madama; in pratica, confondendo i numeri di alcuni articoli del codice di procedura penale, quelli legati al reato di strage e quelli sul sequestro di persona con le successive aggravanti, i berluscones in commissione Giustizia hanno escluso dai benefici penitenziari coloro che hanno commesso una strage “se è morto il sequestrato”.

Insomma, un papocchio giuridico, una svista che si tramuta in un mostro giuridico e inficia tutta la legge. Il relatore del processo lungo, Roberto Centaro del Pdl, ha provato fino all’ultimo a convincere le opposizioni a far finta di nulla, consentendogli di mettere mano all’errore, ma il no è stato netto, anche perché il regolamento non lo consente e i funzionari di Palazzo Madama si sono opposti con vigore. Morale; una fiducia sprecata e un buco nell’acqua per il Cavaliere che non potrà vedersi approvata la sua legge entro ottobre, come avrebbe voluto, in modo da mandare a gambe per aria i processi Mills, Mediaset e Mediatrade.

Ma quello di ieri, se possibile, è stata l’ennesima prova di una maggioranza totalmente allo sbando, minata al suo interno e gravata da un’unica, vera urgenza oltre a quella di omaggiare ancora Berlusconi con una legge ad personam; andare in vacanza il prima possibile. Con Renato Schifani, presidente del Senato, vero regista di una grottesca commedia degli equivoci che ha fatto andare su tutte le furie il Pd e ha lasciato perplessa anche la Lega. In un primo momento, infatti, si è offerto di fare da garante del dibattito, evitando di contingentare i tempi, ma minacciando comunque di farlo se le opposizioni avessero tentato manovre ostruzionistiche. Poi, in sua assenza, il governo è arrivato a porre la fiducia, consentendo a Rosi Mauro, la pasionaria leghista che presiedeva l’aula, di chiudere di botto il dibattito che solo più tardi si è riavviato, ma con “solo delle anime morte, non più di una quindicina di senatori – racconta Pancho Pardi dell’Idv – che non avevano alcuna voglia di stare lì”.

È stato in questa atmosfera surreale, da “ottundimento dei sensi” (sono sempre parole di Pardi, ndr) che Felice Casson, ha sparato alzo zero contro la maggioranza: “Vorrei dare un consiglio agli avvocati di Berlusconi – ha detto l’ex pm di Venezia – anche se non ne avrebbero bisogno; di portarsi nei processi a Milano tutte le escort della città, quindi centinaia e centinaia di persone: possono star sicuri che con la nuova norma di legge il giudice non potrà assolutamente dirgli di no. Sia in Internet sia sulle pagine gialle se ne possono trovare centinaia e centinaia”.

Anche dell’Amn, che aveva parlato di normativa capace di “avere effetti devastanti, fino a rischiare la paralisi di tutti i procedimenti pendenti” ma a Montecitorio, a settembre, la strada del processo lungo si annuncia tutta in salita; Giulia Bongiorno, presidente della Commissione Giustizia della Camera ha già detto che per lei è un provvedimento “inaccettabile”.

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