Governo battuto cinque volte alla Camera, Bossi che non si sbilancia su ripercussioni per il voto alle amministrative ma assicura che non si farà trascinare a fondo dal Pdl. Una maggioranza in ballo, che per il Pd di fatto non c’è più e che mostra crepe anche nel gruppo di sostegno Responsabili, assenti in aula ai primi voti stamani e a rischio implosione.
La Lega non scopre troppo le carte. Per ora il Governo tiene, si illude – dice Umberto Bossi – arrabbiato più di tutti per la debacle al Nord, chi pensa ci siano conseguenze sul governo. Ma sul lungo periodo una cosa è certa, il Carroccio “non affonda con il Pdl”. La maggioranza accusa il colpo delle amministrative e traballa, come provano i voti di oggi alla Camera: quattro sconfitte stamani, con la maggioranza sotto sulle mozioni per la situazione carceri; per Angelino Alfano, “normale rilassatezza” post amministrative. Ma il segnale è chiaro, e si ripete nel pomeriggio, con il Governo battuto su un ordine del giorno presentato da Italia dei Valori, relativo alla legge di ratifica della Convenzione di Oslo sulla messa al bando delle bombe a grappolo.
Il Pd chiede le dimissioni del governo, per il segretario Pd Bersani “è un fatto che la maggioranza non regge”. Il malessere è anche nei Responsabili, assenti in 12 stamani in Aula: traballano un po’ per l’esito del voto, un po’ per lo scontento degli esclusi dal rimpasto: il gruppo alla Camera potrebbe implodere ed è atteso per la prossima settimana il lancio di una ‘federazione del Sud’ da parte di alcuni parlamentari di Noi Sud, con l’obiettivo, subito dopo il secondo turno, di costituire un nuovo gruppo alla Camera di impronta meridionalista.
Intanto si guarda al ballottaggio e la maggioranza rinvia ad allora su tutti i fronti aperti: sul biotestamento, alla Camera, per evitare, ha spiegato il capogruppo Pdl Cicchitto, “tensioni” e “strumentalizzazioni” della campagna elettorale. Rinvio anche, sia al Senato che alla Camera, per la verifica sulla nuova composizione della maggioranza di governo chiesta dal Presidente Napolitano. E pure sull’atto di indirizzo per il pluralismo in tv, decisione questa presa in accordo con l’opposizione.
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Roma – Governo battuto quattro volte questa mattina alla Camera nel voto sulle mozioni riguardanti la situazione delle carceri. L’esecutivo è stato prima sconfitto sul testo presentato da Fli, al primo voto dopo la ripresa dei lavori parlamentari che segue le amministrative. Il testo, su cui il governo aveva espresso parere contrario, è passato con 254 no e 264 sì.
Subito dopo la maggioranza è andata sotto altre tre volte. L’assemblea di Montecitorio ha approvato con 269 sì e 255 no una parte dalla mozione Pd su cui c’era il parere contrario del governo; bocciata invece una parte della mozione del Pdl su cui c’era invece il parere favorevole dell’esecutivo: in quest’ultima votazione i sì sono stati 255, i no 268. Approvata, infine, con 269 voti favorevoli e 257 contrari una parte della mozione dell’Idv su cui ancora una volta il governo aveva dato parere contrario.
Fatali sono state le assenze nell’Aula di deputati del Pdl, dei membri del governo (c’erano solo una decina tra ministri e sottosegretari) e di alcuni deputati Responsabili. In tutti i casi l’opposizione è stata compatta al voto. I testi approvati a Montecitorio impegnano il governo tra l’altro “ad assumere iniziative volte ad adeguare, in vista dei prossimi provvedimenti finanziari, la spesa pro capite per detenuto, prevedendo, rispetto alla base del 2007, una riduzione non superiore a quella media relativa al comparto Ministeri; a predisporre sul piano normativo un complesso di riforme – dalla depenalizzazione dei reati minori, ad una più ampia e più certa accessibilità delle misure alternative alla detenzione, dalla definizione di parametri più accessibili per la conversione delle pene detentive in pene pecuniarie, ad una più severa limitazione del ricorso alla custodia cautelare in carcere, che avrebbero, nel complesso, un effetto strutturalmente deflattivo, concorrendo a migliorare le condizioni di detenzione e a rendere servibili quegli strumenti di trattamento che perseguono le finalità rieducative costituzionalmente connesse alla pena”.
Immediato il commento dell’opposizione. Per il leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro “oggi abbiamo avuto la prova provata che questa maggioranza non c’è più, è sfaldata. Dopo la clamorosa sconfitta delle amministrative, in aula il governo è andato sotto più volte. E’ la dimostrazione che questo esecutivo non ha né i numeri in Parlamento, né il consenso nel Paese. E’ il momento di voltare pagina e dare la parola ai cittadini”.
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