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GOOGLE E’ GIA’ FLOP, RIDOTTO IL PREZZO DELL’ IPO

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Google, il più usato motore di ricerca su Internet, ha annunciato di aver ridotto la forchetta di prezzo sulle azioni che saranno oggetto di collocamento: la nuova forchetta è tra $85 e $95 rispetto a 108-135 dollari precedenti. Il nuovo range porta il valore della compagnia a $25,8 miliardi, rispetto ai precedenti 36,6. La compagnia prevede di collocare comunque 14,1 milioni di azioni.

A seguito della decisione di tagliare il prezzo dei titoli oggetto di offerta, gli attuali azionisti di Google hanno al tempo stesso fortemente ridimensionato l’ ammontare dei titoli in loro possesso destinati al pubblico. Infatti, anziché 11,6 milioni di titoli come previsto originariamente, saranno offerti in questo caso appena 5,5 milioni, con un taglio nell’ ordine del 50%.

Peraltro, è stato appunto confermato che le azioni Google oggetto di offerta al pubblico sono circa 14,1 milioni. La riduzione della forchetta di prezzo è di circa il 26% rispetto a quella stabilita in un primo momento e sembra dar ragione a quegli analisti che avevano ritenuto eccessivamente elevato il ‘range’ fissato dalla società.

Alla nuova forchetta di prezzo, l’ Ipo (Initial Public Offering, appunto il collocamento in Borsa) potrà fruttare al massimo 1,9 miliardi di dollari, molto al di sotto degli oltre tre miliardi che erano stati messi in preventivo a suo tempo. Oltre a questo, a questi valori Google viene valutata nel suo complesso circa 26 miliardi di dollari, dieci in meno.

Google ha annunciato inoltre di aver chiesto alla Sec – l’ organo di vigilanza sulla Borsa – di dichiarare effettiva la registrazione dell’ offerta alle 22.00 ora italiana di oggi. Peraltro, lo stesso organo di Borsa ha fatto sapere di aver in corso alcuni accertamenti finalizzati a verificare se Google sia del tutto in regola con gli adempimenti previsti nel caso di una società che decida di collocarsi in Borsa. L’ attenzione dell’ Authority è rivolta sopratutto alle azioni ed alle stock-option distribuite qualche anno fa dalla stessa Google ai propri dipendenti, senza però darne comunicazione agli organi competenti.

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