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(WSI) –
Non capita spesso di intervistare Jim Rogers, guru inossidabile delle commodity (e non solo), mentre passeggia a ritmo svelto nella calca di Manhattan, diretto al consolato di un Paese asiatico. L’ultima fatica del grande speculatore newyorchese è un libro sulle opportunità d’investimento in Cina. «Sarà in vendita a dicembre – spiega trafelato – E il mio unico rammarico è che il mercato di Shanghai sta volando alto nella stratosfera già da parecchio tempo. Peccato, era molto più semplice fare affari qualche anno addietro».
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Mr. Rogers, i listini cinesi sono gli unici ad aver superato indenni la tempesta estiva, anzi ogni giorno registrano nuovi primati. Eppure la stampa internazionale, che non ha previsto la bolla del credito e degli immobili, vaticina da mesi lo schianto delle piazze di Shanghai e di Shenzhen. Qual è la sua diagnosi?
Ci sono i segni preliminari di una bolla, ma non è ancora una vera bolla. Inoltre, la Cina sarà la potenza dominante del XXI secolo come l’America lo è stata del XX. Nella sua ascesa al vertice del mondo, gli Stati Uniti hanno sperimentato ogni sorta di bolla, una guerra civile e nessun diritto umano, eppure sono diventati il Paese numero uno. Per questo se il listino di Shanghai corregge è più opportuno comprare che vendere.
Alcuni suggeriscono di acquistare azioni cinesi a Hong Kong piuttosto che a Shanghai perché sarebbero a sconto. Concorda?
In certi casi si possono trovare a Hong Kong gli stessi titoli con uno sconto del 35-50%, per cui sì, al momento conviene. Le autorità di Pechino stanno gradualmente allentando le restrizioni che impediscono ai suoi cittadini di esportare capitali: quando rimuoveranno del tutto i paletti infissi nel terreno di gioco, il divario fra Hong Kong e Shanghai svanirà; forse ci vorrà un anno, forse due.
Altri suggeriscono di puntare sulla valuta, ma come fare visto che esistono dei limiti regolamentari?
Si può aprire un conto in renminbi in una banca cinese. Oppure presso una delle principali banche internazionali. Non ci sono molti dubbi che nel lungo termine il renminbi soppianterà il dollaro come valuta di riserva globale.
Lei ha indicato i metalli come uno strumento per cavalcare l’industrializzazione e l’urbanizzazione dell’Asia. In effetti, i loro corsi sono saliti moltissimo. E adesso?
Non comprerei sui massimi assoluti, ma chi li ha in portafoglio non li venda, perché nel tempo continueranno ad aumentare di valore. Invece non avrei paura ad acquistare l’oro perché, rettificato per l’inflazione, non è caro.
Qual è oggi la migliore scommessa sulle materie prime?
Le opportunità più sensazionali sono nel comparto delle derrate agricole. Esistono indici – tra cui alcuni che ho ideato io – che ne replicano l’andamento; oppure si può optare per la proprietà immobiliare in aree a prevalente economia rurale, come il Sud America o in certe zone degli Stati Uniti. La tesi rialzista è ovvia: la domanda cresce sia per l’uso dell’etanolo come carburante, sia per la maggiore richiesta di carni, cereali e ogni genere di leccornia da parte delle nazioni emergenti.
Cambiamo argomento: lei ha per lungo tempo ammonito sul pericolo della bolla immobiliare e di quella del credito negli anni passati. Ora è arrivato il botto. C’è speranza di ritrovare l’equilibrio nel breve termine oppure no?
Dipende. Se si riferisce alle città nelle quali la mania è divampata con sfrenata energia, direi di no: luoghi come la California, la Florida, il Nevada, l’Arizona sono tuttora lontani dall’equilibrio. Però vi sono Stati, le cui economie sono improntate all’agricoltura che vivono un autentico boom. Mi riferisco allo Iowa, al Nebraska, all’Oklahoma, al Massachusetts; qui i valori immobiliari dovrebbero crescere invece che calare.
Quanto è probabile una recessione negli Stati Uniti?
A mio giudizio, siamo già in recessione. L’edilizia è in recessione; la produzione di auto arretra; la finanza vive sotto un’ipoteca pesantissima. Non dimentichi che le banche si sono arricchite con i mutui, le cartolarizzazioni, le fusioni, le acquisizioni, e ogni altra sorta di acrobazia finanziaria. All’abbondanza segue sempre la quaresima, ed è tempo di stringere la cinghia.
Però i dati ufficiali sul Pil non sono neri come li sta dipingendo…
Perché il governo addomestica le statistiche sull’inflazione. E abbassando i numeri sull’inflazione, si alzano automaticamente quelli sul Pil. È una cosa indecente. Inoltre guardano solo alle componenti del costo della vita che fa più comodo. Per esempio, quel dato «core» che a loro piace tanto, ottenuto sottraendo all’inflazione complessiva sia la componente dell’energia sia quella degli alimentari. Ma che stupidaggine è? Lei mangia e guida l’auto, o no?
La Fed potrebbe ridurre il tassi per dare sollievo all’economia. Cosa ne pensa?
Niente di più sbagliato. Il dollaro cadrà di schianto. Il balzo dell’oro mi sembra già presagire questo scenario.
Però di solito la Borsa Usa reagisce positivamente quando la Fed rende meno rigorosa la politica monetaria…
Non lo escludo, ma se Wall Street va su e il dollaro va giù, voi europei che ve ne fate? Se guarda alla performance dei fondi europei che investono nell’azionario statunitense, si accorgerà che il risultato degli ultimi anni non è stato certo esaltante perché la discesa del dollaro si è rimangiata i guadagni nominali di Wall Street. Insomma se la Fed taglia, la storia non cambia.
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