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Gli Usa dietro l’attacco informatico alle centrali nucleari dell’Iran

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Scenari da guerra fredda, ma sul web. I servizi segreti israeliani e americani avrebbero rischiato di provocare un’altra Chernobyl manomettendo i sistemi di controllo delle centrali nucleari della Repubblica Islamica. La conferma delle voci che circolano da gennaio arriva da uno dei massimi esperti di sicurezza informatica.

In un articolo pubblicato a gennaio il New York Times sosteneva che dietro agli attacchi informatici che hanno rischiato di mandare in tilt le centrali nucleari iraniane ci fossero la mano di Israele e Stati Uniti. Il virus e’ cosi’ potente che cosi’ facendo pero’ si e’ corso il rischio di provocare un altro disastro stile Chernobyl in Russia. Dai funzionari di Tel Aviv e Washington non e’ arrivata nessuna conferma.

Lo Stuxnet e’ l’arma informatica piu’ potente mai realizzata, riferisce uno dei maggiori esperti del settore. Il worm sarebbe stato messo a punto per agire nel complesso di Dimona, nel deserto del Negev, dove si trova lo stabilimento israeliano di combustibile atomico. La stessa area desolata da cui Israele sta cercando con tutti i mezzi di cacciare intere famiglie di beduini, che pero’ imperterriti continuano a ricostruirsi le proprie tende.

Il virus sarebbe formato da due caratteristiche principali: una avrebbe consentito di mandare in tilt le centrali, un’altra avrebbe permesso la registrazione di tutte le normali operazioni presso gli stabilimenti di controllo, immagazzinando dati rilevanti. Si calcola che il worm, in grado di spiare e riprogrammare pc industriali, abbia infettato 100.000 sistemi informatici in tutto il mondo, gran parte dei quali in Iran.

Non dev’essere stato un caso che proprio qualche settimana fa Meir Dagan, capo del Mossad, il servizio segreto israeliano, abbia dichiarato che il programma di arricchimento nucleare iraniano, che il presidente Mahmoud Ahmadinejad sostiene abbia scopi prettamente civili, attraversa una fase di difficolta’ e che adesso l’Iran ha rallentato e sara’ in grado di costruire una bomba all’idrogeno non prima del 2015.

Ad aver scoperto il virus e’ stato un esperto di sicurezza informatica, Ralph Langner, che e’ stato battezzato dai suoi colleghi “una delle migliori menti tecniche nel campo della sicurezza dei sistemi di controllo industriale”. Langner ha confermato giorni fa in una conferenza a San Francisco quello che si immaginava: ad aver creato il worm sono stati gli Stati Uniti, che hanno potuto giovare come sempre dell’aiuto di Israele.

I sistemi sabotati controllavano il funzionamento di stabilimenti di trivellazione petrolifera, riformimenti di acqua, impianti energetici e altre infrastrutture importanti. “E’ un po’ come si vede nei film – spiega Langner – quando durante una rapina il controllo delle telecamere di sicurezza in realta’ quel che vede e’ solo un’immagine registrata che mostra che va tutto bene”.

A essere stati ingannati sono stati pero’ anche gli operatori nelle centrifughe di Bushehr. Tanto da provocare la reazione stizzita della Russa, i cui funzionari hanno esortato la Nato ad avviare un’indagine approfondita del virus, aggiungendo che gli attacchi hanno causato la perdita del controllo degli impianti nucleari. Cio’ avrebbe potuto causare un altro disastro delle proporzioni di quello avvenuto nell’aprile del 1986 a Chernobyl, in Ucraina (allora Unione Sovietica). Allora, pero’, la colpa di un errore umano e non di un attacco premeditato.