Società

GLI AMERICANI
SE LA GODONO

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(WSI) – Gli americani stanno passando un ottimo fine d’anno. L’indice di fiducia dei consumatori di Conference Board, termometro economico particolarmente utilizzato a Wall Street, dopo quattro mesi di fiacca, è salito di dieci punti. Gli americani sono soddisfatti dell’andamento corrente dell’economia, sono ottimisti circa le prospettive per i prossimi sei mesi e sulla capacità del sistema di creare posti di lavoro.

La spesa per consumi contribuisce per due terzi alla domanda dell’economia americana (l’altro terzo è diviso equamente fra domanda di beni di investimento e domanda derivante dall’export), sicché è naturale che questa notizia abbia dato una spinta al mercato azionario. La maggiore spesa per consumi comporta una maggior di dilatazione dell’offerta la cui capacità produttiva non è ancora completamente utilizzata, quindi una maggior crescita del prodotto nazionale e pertanto maggiori profitti.

Il giudizio ottimistico dei consumatori ovviamente è solo un dato soggettivo, in gran parte di previsione. Ma ad esso corrisponde la realtà oggettiva. Il comportamento degli americani, nelle spese di fine d’anno, infatti è coerente con questo ottimismo. Il sondaggio settimanale della grande distribuzione, a cura dell’International Council of Shopping Centers e di Ubs mostra che le vendite nella settimana terminata col 25 dicembre sono aumentate del 4,3 per cento rispetto a quelle del 2003.

In sostanza, gli americani nonostante la caduta del cambio del dollaro, il caro petrolio e un certo aumento dei prezzi al consumo (non però in proporzione) se la godono. E passano le feste senza ansie eccessive. Il bilancio federale è in deficit. Ma l’espansione economica fa prevedere gettiti fiscali maggiori e, quindi, la possibilità d’azzerarlo, grazie a un aumento delle entrate maggiore di quello delle spese.

Col maggior reddito, gli americani potranno pagare di più i beni che gli europei vendono con l’euro più alto. Noi, in Europa, che seguiamo le ricette di Francoforte e Bruxelles, invece facciamo fatica a quadrare i bilanci, perché la nostra capacità produttiva, per difetto di domanda, rimane inutilizzata. La disciplina non paga. Non sempre la moneta forte genera benessere.

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