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GIORNATA NO A WALL STREET, GIU’ S&P 500 E DOW

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Un minimo di ripresa sul fronte obligazionario ha dato un alibi alla borsa di New York per mettere a segno un rimbalzo, proprio nell’ultima ora di trading. Alla fine l’indice S&P 500 ha chiuso in ribasso di 8,03 punti (-0,62%) a quota 1.293,63, il Dow Jones ha perso 120,32 punti (-1,15%) a quota 10.349,93. Il Nasdaq ha finito la seduta praticamente in pari, rispetto alle perdite iniziali,chiudendo con un calo di 0,58 punti (-0,02%) a quota 2.815,94.

Il Dow e’ stato in parte influenzato dal pessimo comportamento del comparto finanziario-bancario. Soprattutto J.P. Morgan, (vedi JPM) in calo prima della chiusura di 4 e 1/2 (-3,58%), a 121 e 1/8, e American Express (vedi AXP, quotazioni interattive), giu’ di 4 e 7/8 (-3,28%) a 143 e 3/4, nonostante la societa’ abbia annunciato risultati in linea con le aspettative. Tra i titoli piu’ trattati, Exxon (vedi XON, quotazioni interattive) perdeva a un certo punto 2 e 1/4 (-2,93%), a 74 e 5/8. In forte calo i titoli farmaceutici dopo le parole del presidente Usa, Bill Clinton, che ha accusato la case produttrici di applicare prezzi troppo elevati nella prescrizioni mediche obbligatorie. Clinton ha inoltre accusato le societa’ di aver tenuto un atteggiamento ”palesemente falso” in merito alla riforma del servizio sanitario a favore degli anziani. Le dichiarazioni hanno colpito i principali gruppi del settore (Merck, Johnson and Johnson, Eli Lilly). La Pfizer e’ la societa’ piu’ penalizzata (vedi PFE): perdeva a mezz’ora dalla chiusura 2 e 1/2 (-6,01%) a quota 39 e 1/8.

I fondamentali del mercato rimangono poco incoraggianti. Al New York Stock Exchange, poco prima della chiusura, 1.156 titoli erano in aumento, contro 1.830 in ribasso, con 40 azioni che hanno stabilito il nuovo massimo delle ultime 52 settimane, rispetto ai 237 nuovi minimi. Al Nasdaq, nonostante il recupero finale, la situazione non e’ migliore: 1.782 titoli in aumento, contro 2.153 in calo, 86 nuovi massimi contro 150 nuovi minimi.

La borsa di New York continua quindi a essere debole, e nonostante i due passi avanti e i due indietro, la sostanza e’ che vendite diffuse piagano tutti i settori. I buoni utili trimestrali di alcune grandi aziende non sono riusciti a compensare il deterioramento a cui si e’ assistito oggi sul mercato obbligazionario. Le rinnovate paure di un aumento dell’inflazione dovuto al surriscaldarsi dell’economia americana hanno fatto schizzare i tassi sul bond a 30 anni ai massimi degli ultimi due anni, fino a un tetto del 6,40%. I prezzi del T-bond sono calati di oltre mezzo punto, mentre alla fine i tassi si sono attestati al 6,35%.

I trader temono soprattutto la giornata di giovedi’, quando saranno annunciati i due cruciali dati economici della settimana: il prodotto nazionale lordo Usa per il terzo trimestre e l’indice sul costo del lavoro. I timore e’ che l’inflazione sia in aumento, soprattuto perche’ il gdp Usa (gross national product) potrebbe essere in crescita, secondo le stime degli analisti, del 4,4% rispetto al + 1,6% del secondo trimestre.