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(WSI) – Giocare in Borsa avendo lo Stato come croupier. La lotteria applicata a Piazza Affari è l’ultima novità del ministro Siniscalco. Assetato di nuove entrate per rifornire le casse pubbliche in crisi ha trasformato il listino azionario in un videopoker. Non potendo, nè volendo, colpire le rendite finanziarie ha deciso di tassare la naturale simpatia degli italiani per l’azzardo.
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I grandi patrimoni la faranno anche franca. Sui pochi euro guadagnati tentando la fortuna sugli indici di Borsa la tagliola sarà implacabile oltre che ad aliquota fissa: 10%. Nelle scommesse l’Italia è tra i Paesi leader al mondo. Il 2004, secondo il Rapporto 2005 dell’Eurispes, ha segnato incassi record a 23,1 miliardi di euro ( quasi il 2% del Pil), di cui 6 di tasse, in crescita del 38% sul 2003. Per giro d’affari siamo al terzo posto ( sesti nel 2003), con una quota del 9% ( primi gli Usa con il 29%). Abbiamo il record europeo di spesa per abitante a 405 euro.
Nel 2004 il Lotto ha incassato 10,5 miliardi ( erodendo quote a SuperEnalotto e Totip per effetto dei numeri ritardatari). Le scommesse ippiche hanno fruttato 2,3 miliardi di euro, il SuperEnalotto 1,8, il Bingo 1,6, le scommesse sportive altri 1,3 e i giochi a pronostico ( Totocalcio, Totogol, Totip) i restanti 485 milioni.
Difficile stimare il giro d’affari che arriverà dalla lotteria di Piazza Affari. Certo l’emozione è forte. Giocare dieci euro per sentire l’emozione che provano i grandi speculatori: daWarren Buffet a Omaha fino ad Emilio Gnutti da Brescia. Altro che put, call, swap e altre diavolerie incomprensibili. Dieci euro per speculare sull’indice: uno, ics, due giocato sulle capacità di Tronchetti Provera o sulle sfortune di Stefano Ricucci. Chissà come finirà. A vincere sempre sarà lo Stato con l’imposta del 10%. La materia è la stessa . Ma è più facile che tassare rendite e veri speculatori.
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