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Giappone: Tassi d’interesse invariati allo 0,5%

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Nuovo record storico della moneta unica sullo yen: l’euro ha sfondato il tetto di 160 contro la valuta giapponese dopo la decisione della Bank of Japan (BoJ) di mantenere invariati i tassi d’interesse allo 0,5 per cento. In linea alle attese di mercato e degli analisti la Banca del Giappone ha stabilito di mantenere i tassi di riferimento fermi sui livelli attuali per il secondo mese consecutivo dopo la stretta monetaria varata a febbraio. Composto da nove membri, compresi due nuovi in carica dalla settimana scorso, il consiglio per la politica monetaria ha votato la decisione all’unanimità. L’istituto centrale sembra al momento orientato a perseguire nella politica di graduale rialzo dei tassi in attesa di una più significativa ripresa dei prezzi al consumo. Il governatore della Bank of Japan, Toshihiko Fukui, ha detto che i movimenti valutari sono stabili al momento e che non vede un ritorno a breve dei cosiddetti carry trade sullo yen. Alla domanda sulla recente debolezza della moneta giapponese, con le ipotesi di un ritorno del carry trade sui mercati valutari, Fukui ha risposto: “Le valute fluttuano ogni giorno per varie ragioni, ma al momento il movimento è stabile”. “E’ difficile afferrare movimenti giornalieri nel carry trade sullo yen, ma non penso che stia tornando rapidamente sul mercato”, ha detto Fukui. Nel carry trade, gli investitori usano valute a basso rendimento come fonte economica di fondi per comprare valute a rendimenti maggiori. Intanto i ministri finanziari e i banchieri centrali del Gruppo dei Sette discuteranno di mercato valutario nella riunione di venerdì prossimo a Washington, da cui non dovrebbero però emergere grosse sorprese in materia di cambi. Lo dice un funzionario del ministero delle Finanze tedesco, che chiede di rimanere anonimo. “Non mi aspetterei sorprese di rilievo”, dice alla stampa. Seppure invitata, la Cina non prenderà parte al dibattito sulle condizioni dell’economia globale che si terrà in occasione della riunione del G7. Il funzionario precisa che la mancata partecipazione di Pechino è da attribuirsi a “motivi pratici. Ci sono motivi molto pratici che hanno a che fare con la politica interna che impediranno al ministro delle Finanze cinese di essere presente a Washington. Questo significa che la discussione sull’economia globale si svolgerà senza la Cina”, continua, aggiungendo però che Pechino verrà rappresentata in occasione delle riunioni “estese”, che comprendono i Paesi con un ampio avanzo delle partite correnti. Oltre ai paesi G7 queste discussioni sono allargate a Russia, Cina, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita, spiega la fonte.