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Giappone: perche’ tutti hanno comprato yen, nonostante l’emergenza terremoto e nucleare

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New York – Come ha fatto lo yen (la moneta del Giappone) a passare da 82,91 contro il dollaro nella giornata di giovedì 10 marzo (un giorno prima del terremoto), ai 76,16 nella giornata di ieri (giovedì 17 marzo)? Sicuramente non può esserci solo un fattore che ha portato la valuta ad apprezzarsi dell’8% in una settimana.

Inizialmente sono subito partite le speculazioni di un rimpatrio di massa dei fondi giapponesi dall’estero e il mercato ha semplicemente cercato di anticipare un futuro apprezzamento dello yen. Si credeva che le compagnie di assicurazione avrebbero iniziato a vendere i loro asset in dollari, per avere abbastanza liquidità per poter sostenere le spese di rimborso e di ricostruzione nel paese.

Ma nella giornata di ieri Kaoru Yosano, ministro delle politiche economiche e fiscali del Giappone, ha ribadito che non c’era alcuna prova di questo processo e che l’apprezzamento ingiustificato era tutto frutto di speculazioni. “Gli speculatori credono che gli assicuratori rimpatrieranno i loro asset denominati in dollari per avere abbastanza liquidità per sostenere le spese e i rimborsi. Ma hanno già abbastanza liquidità, depositi e altri asset, sufficienti a coprire ogni necessità”. La banca centrale del Giappone (BOJ) e la Financial Services Agency, hanno in seguito confermato che gli assicuratori non stanno vendendo i loro asset in dollari.

Un’altra spiegazione al rapido apprezzamento viene fornita dal sistema di trading e dagli algoritmi di scambio. Secondo quanto detto ai microfoni della CNBC da Thanos Papasavvas, responsabile della divisione di gestione delle valute per Investec Asset Management, è stato un mix di basi storiche e di algoritmi nel trading a causare il forte apprezzamento dello yen.

Thanos ha ricordato che: “Il limite negli algoritmi era stato fissato al livello raggiunto nell’aprile del 1995, quando il dollaro scambiava a 79,75 yen. Una volta raggiunto quel valore è scattata una molla che ha portato i sistemi di trading a vendere dollari/yen. Questo ha portato i nuovi livelli di cambio ulteriormente in ribasso raggiungendo altri stop loss e causando una reazione a catena che, stop loss dopo stop loss, ha portato il cambio a fermarsi attorno 76,36”. Secondo questa versione, dunque, i responsabili di tale apprezzamento non sono gli speculatori.

Ma cosa ha portato il G7 a intervenire nel cambio? Uno yen forte rischia di penalizzare eccessivamente la ripresa economica del paese perché riduce la capacità di esportazione delle aziende nipponiche. Una moneta locale forte offre infatti il vantaggio di rendere le importazioni più economiche, ma le esportazioni diventano più costose. Ad esempio. Consideriamo un cambio apprezzato (diciamo 75) e un cambio deprezzato (85) da un punto di vista del Giappone.

Se un giapponese dovesse comprare un bene dagli Stati Uniti che costa $1, con il cambio a 85 dovrebbe spendere 10 yen in più rispetto che con un cambio a 75. Al contrario. Un bene prodotto in Giappone e venduto all’estero a 85 yen, al consumatore americano costerebbe $1 con uno yen deprezzato ($1 = 85 yen), ma $1,13 con uno yen apprezzato ($1 = 75 yen). Le aziende giapponesi sarebbero penalizzate da un cambio apprezzato perché i prodotti diventerebbero meno competitivi nei mercati internazionali.

Secondo quanto affermato da Toyota, ogni volta che la valuta si apprezza di uno yen contro il dollaro, i loro utili si riducono di circa $367 milioni. Anche Honda, che produce quasi il 70% dei suoi veicoli al di fuori del Giappone, ha riportato una simile dichiarazione, affermando che per ogni apprezzamento di 1 yen, perde $208 milioni. “L’aggiustamento nel cambio di oggi, migliora sicuramente le nostre stime sull’economia nipponica”, ha detto Chris Rupkey, chief financial economist alla Bank of Tokyo Mitsubishi.

Ecco cosa riportava la nota rilasciata dal G7: “In risposta ai recenti movimenti del cambio dello yen, a seguito della catastrofe che ha colpito il paese e alla richiesta delle autorità giapponesi, gli Stati Uniti, il Regno Unito, il Canada e la banca centrale europea, aiuteranno il Giappone a stabilizzare il cambio”
Nella giornata di oggi l’impatto si è sicuramente sentito, con lo yen che perdeva circa il 3,3% contro il dollaro, il 3,4% contro la sterlina e il 4% contro l’euro. Ma ci sono esperti che avvisano che questo aggiustamento potrebbe non durare a lungo.

“Le decisioni a singolo impatto di questo tipo, generalmente non durano a lungo”, ha detto Frederic Neumann, economist di HSBC a Hong Kong. “Ma se ci sarà un azione ben coordinata da queste banche centrali, è possibile che il cambio rimarrà stabile”.