Impennata dei prezzi all’ingrosso in Giappone che segnano a luglio un rialzo del 7,1% e si portano ai massimi degli ultimi 27 anni, precisamente dal gennaio 1981 quando si registrò il secondo choc petrolifero. Il dato è peggiore delle previsioni (+5,8%) e sconta gli elevati prezzi di greggio e materie prime, anche alimentari.
La statistica, diffusa dalla Banca centrale del Giappone (BoJ), conferma le pressioni inflazionistiche in forte rialzo e i timori di un ulteriore rallentamento dell’economia che potrebbe scivolare verso una recessione, chiudendo dopo circa sei anni il più lungo ciclo espansivo dalla fine della Seconda guerra mondiale. Anche se in leggera flessione rispetto ai mesi precedenti, i prezzi di energia e commodity sono ben più alti su base annua, danneggiando di fatto l’economia del Giappone, che importa quasi tutti i suoi bisogni di petrolio e altre materie prime, e che si basa poi sulle esportazioni.
Greggio e carbone, ad esempio, segnano prezzi in aumento vicini al 50% rispetto a un anno fa (+43,6%, per la precisione), mentre ferro e acciaio salgono del 26,7%. La BoJ spiega di essere più preoccupata per i rischi al ribasso per l’economia nel breve termine, ragione per cui i mercati finanziari si aspettano che la banca centrale mantenga invariati i tassi d’interesse nel prossimo futuro.