Lieve ripresa per l’export made in Italy verso il Giappone, in linea con l’incremento generale fatto registrare dai Paesi dell’Ue nel periodo gennaio-ottobre 2006. I dati, resi noti dall’Istituto nazionale per il commercio estero (Ice) di Tokyo, segnalano un più 0,3 per cento per le importazioni del Giappone dall’Italia rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, raggiungendo il valore di 5.836 milioni di dollari, mentre l’export crescono dell’ 8,2 per cento a 5.191 milioni. La leggera ripresa delle esportazioni italiane nell’arcipelago si inserisce nello scenario positivo che coinvolge quasi tutti i Paesi dell’Ue, che complessivamente fa registrare un incremento allineato a quello dell’Italia nelle esportazioni di merci in Giappone. Considerando la provenienza geografica, le importazioni del Giappone crescono dalla Cina (più 8,1 per cento), dalla Corea del Sud (più 12,7 per cento), da Taiwan (più 10,9 per cento), dagli Stati Uniti (più 6,4 per cento) e dai Paesi Opec (più 32,1 per cento). La debolezza dello yen rispetto all’euro frena l’import dai Paesi Ue, anche se in maniera minore rispetto alla prima parte del 2006. Riguardo agli scambi commerciali complessivi del Giappone, l’import aumentano del 12,5 per cento a 478.606 milioni di dollari e l’export del 7,9 per cento raggiungendo i 530.671 milioni, determinando una contrazione dell’avanzo commerciale pari al 21,6 per cento. Per le merci italiane importate in Giappone, fanno registrare un aumento gli articoli in ferro e acciaio (più 37,4 per cento), le macchine elettriche (più 44,2 per cento), le plastiche (più 13 per cento), i lavori in pelle (più 9,9 per cento), i prodotti farmaceutici (più 0,7 per cento) e quelli ceramici (più 2,3). Ancora in flessione negativa il comparto della moda, mentre il settore agroalimentare segna gli aumenti dei vini (più 10,2 per cento), dell’acqua minerale (più 50 per cento) e dell’olio (più 10,7 per cento). Intanto Kiyohiko Nishimura, membro del board della Banca centrale giapponese, dice in un incontro con uomini d’affari che la Boj può decidere di cambiare la politica monetaria anche se la sua visione non coincide con quella dei mercati finanziari. “Quando diciamo che non diamo ai mercati nessuna sorpresa, non signfica che siamo dipendenti dai mercati”, afferma Nishimura. “Piccole sorprese non possono essere evitate” nel prendere misure politiche, aggiunge, nonostante la regola fondamentale sia di provare a fare coincidere la politica della Bank of Japan il più possibile con la visione dei mercati. La Banca centrale mantiene stabile la politica monetaria dopo avere alzato il tasso overnight a 0,25 per cento da zero a luglio, il primo aumento in sei anni. Qualche trader ritiene che la BoJ tornerà ad alzare i tassi di nuovo a dicembre, nonostante la maggioranza sia convinta che l’istituto attenderà fino al prossimo anno.
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