Legnano – Da ieri mattina abbiamo compreso come lo scenario che stiamo vivendo da giorni, assolutamente a senso unico, potrebbe complicarsi ulteriormente.
Sono tre, infatti, le novità con cui il mercato dovrà confrontarsi.
Dopo che le agenzie di rating Fitch e Moody’s hanno provvisoriamente confermato la Tripla A al rating a stelle e strisce, in attesa della posizione ufficiale di Standard&Poor’s è l’agenzia di maggior peso cinese, la Dagong, a sorprendere il mercato. L’agenzia autorizzata dal governo di Pechino (di cui, secondo molti, rappresenta anche gli umori), ha deciso di abbassare il rating da A+ sino ad A, esattamente lo stesso livello raggiunto dal rating di Sud Africa e Russia ed esattamente al gradino superiore rispetto al trattamento riservato al nostro paese.
A lato della decisione sono emerse motivazioni che indicano un downgrade obbligato dalla realtà delle cose, dato che secondo l’agenzia entro la fine del 2012 una crisi del debito sovrano USA sarà inevitabile per il superamento del PIL da parte del debito federale. Seppur questa non sia la compagnia di rating più autorevole, fa certamente specie osservare come il paese che detiene buona parte del debito americano sia il primo a volergli fornire un durissimo colpo.
Le altre due novità riguardano entrambe Banche centrali.
Ieri mattina la Swiss National Bank ha abbassato la banda di oscillazione del Libor a tre mesi il più possibile vicino allo zero, portando così la banda da 0-0.75, sino a 0-0.25, aggiungendo che prossimamente immetterà nuova liquidità sul mercato con un aumento di contante, disponibile per la banche, di 50 miliardi di franchi. La decisione, ovviamente, è scaturita dall’estremo rafforzamento della valuta elvetica che, proprio negli ultimi due giorni, ha raggiunto, sulla scia dell’avversione al rischio, il livello massimo contro euro e contro dollaro al di sotto di quello che forse era un campanello di allarme a 1.10.
Il risultato immediato è stato visto ieri mattina, intorno alle 9, quando il franco, senza preavviso alcuno, ha perso il 3% nei confronti della moneta unica passando dal minimo di 1.08 sino a 1.1150 nel giro di tre ore.
La terza novità, cui facevamo riferimento, riguarda la Banca centrale Giapponese, dato che questa notte, intorno alle tre è stato suo il turno di intervenire sul mercato, direttamente in questo caso, andando a vendere una quantità non meglio specificata di valuta locale.
Anche in questo caso l’estremo rafforzamento della valuta di casa, considerata un paradiso sicuro al pari del franco in momenti di incertezza, sta complicando notevolmente la difficile situazione del paese andando ad impattare pesantemente sulle esportazioni del paese del Sol Levante. Il cambio ha, nel giro di tre ore, messo a segno un recupero di 200 punti che allontana così il livello di minimo raggiunto ad inizio settimana a 76.40.
Eppure, nonostante quanto abbiamo appena visto, sembra che l’attacco speculativo sia ancora in atto dato che, nonostante le cose sembrino ora stabilizzarsi (ieri abbiamo potuto vedere un franco rafforzarsi di nuovo di più di 200 punti dopo la decisione della SNB ed ora le bocce sembrano essere ferme, molto probabilmente per l’attesa crescente rivolta alle due Banche centrali, europea ed inglese, che si riuniranno oggi e soprattutto per le rilevazione dello stato del mercato del lavoro americano, previste domani) valori delle commodity currency continuano ad essere in calo e l’oro consolida poco al di sotto dei massimi.
Il passato, poi, suggerisce attenzione a questi movimenti dato che una tendenza così forte è difficilmente invertibile persino da una banca centrale. L’unico fattore positivo, in questo momento, potrebbe essere la diminuita quantità di volumi, tipica del periodo estivo, che potrebbe facilitare i compiti delle Banche dato che con una quantità inferiore di liquidità si può osservare un movimento maggiore del mercato. Nelle prossime ore vedremo se lo yen sarà di nuovo comprato massicciamente o la BoJ abbia centrato l’obiettivo al primo colpo… in genere non è mai stato così.
Passiamo ora ad osservare i grafici, dove abbiamo certamente molti spunti interessanti da osservare.
Il cambio eurodollaro, non è riuscito a consolidare il movimento positivo innescatosi ieri con la rottura di 1.4280. Giunti, infatti, una figura al di sopra la resistenza chiave di 1.44 ha retto perfettamente e fatto invertire i prezzi. Nell’immediato possiamo ancora pensare che il livelo ora divenuto supporto, sempre 1.4280, riesca a tenere, dato anche il posizionamento degli stocastici in territorio di ipervenduto su un grafico orario. Se, viceversa, così non fosse automaticamente la strada sarebbe aperta per un ritorno una figura al di sotto, 1.4180.
Veniamo a vedere il cambio UsdJpy, dopo quanto detto nella parte iniziale. Tralasciando l’aspetto macroeconomico di quanto accaduto nelle ultime ore, possiamo graficamente notare come il livello di 77.50, mostrato dalla trendline ribassista che insisteva da inizio luglio, abbia funzionato perfettamente come breakout. Certamente non ci si poteva aspettare una tale risalita, ma questo non fa che fornirci una conferma in più di quanto il doppio minimo di 76.40, come figura di inversione, per il momento stia funzionando egregiamente. Un’ulteriore spunto potrebbe trovarsi rotto 79.60, che trae origine dal passato, dato che oltre ad essere un minimo relativo osservato ad inizio maggio e giugno, coincide con l’ultima percentuale di ritracciamento di Fibonacci del grande movimento compiuto a marzo (un grafico giornaliero è la miglior soluzione per osservare questa evoluzione).
Vediamo ora il cable, dove come maggiore spunto possiamo cogliere, ancora una volta, il livello di supporto che si viene a trovare a 1.6260. Il range di 200 punti che sta comprimendo il cambio, da due settimane, impone un’attenta osservazione anche di 1.6460, livello di massimo degli ultimi due mesi del cambio.
Come dicevamo, il franco ha subito forti oscillazioni ieri, per tutta la giornata.
Il cambio UsdChf grazie all’intervento della SNB si allontana dal minimo registrato martedì poco al di sopra di 0.76, avvicinandosi invece a quello che durante la fase di discesa abbiamo individuato come primo livello di inversione. Parliamo di 0.7850, da cui ci separa poco più di mezza figura e che rappresenta una prima conferma prima della eventuale rottura di 0.80.
Il cambio EurChf, grazie ai 350 punti messi a segno ieri ha potuto avvicinarsi, inaspettatamente, verso il primo livello di conferma di inversione in atto. Ricorderete come la media mobile di breve, su grafico con candele a 4 ore, abbia segnato il passo nelle ultime settimane e il test, quasi perfetto di ieri e perfetto di questa notte (1.1150 ieri e 1.1125 oggi) non fa altro che confermarne la validità. Una rottura, ovviamente da verificare su un timeframe non propriamente breve, potrebbe ricondurre i prezzi tre figure al di sopra, dove transita la media mobile di lungo, sul medesimo grafico.
Insiste il movimento di calo delle commodity currency.
Il cambio AudUsd sembra che, con la rottura nelle ultime ore del supporto di 1.0680, voglia dare l’attacco finale al punto di partenza dell’ultimo spunto rialzista incominciato il 18 luglio scorso a 1.0560. Fatta eccezione infatti per un lieve supporto a 1.0650, sembra che non vi siano altri ostacoli durante il percorso.
Il dollaro neozelandese ha, dal canto suo, rotto definitivamente il supporto individuato nei pressi di 0.86, grazie a vari fattori, dando vita nelle ultime ore ad un movimento volatile a ribasso di una figura esatta. Il movimento di lungo, in atto da marzo, non è certamente in pericolo, anche se si sta avvicinando l’estremo inferiore del canale che transita a 0.8320.
Non fa eccezione, per concludere, il cambio UsdCad, dato che il movimento di chiusura di posizioni favorevoli al dollaro canadese sta spingendo i prezzi ad allontanarsi da quella linea di tendenza negativa rotta due giorni fa e confermata ieri. Se anche 0.9660, che rappresenta la metà del ritracciamento del movimento in calo compreso fra fine e giugno e due giorni fa, dovesse capitolare troveremmo un ulteriore obiettivo a 0.9720, prima di vedere un attacco alla parità.
Rimaniamo coi piedi per terra e compiamo un passo alla volta, sapendo che tra oggi e domani si giocherà una partita davvero importante.
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