Giornata ancora sfavorevole alla valuta nipponica, che ieri ha perso terreno contro le principali valute come euro, dollaro americano, sterlina e franco svizzero. Sul cross euro-yen siamo ai massimi assoluti a quota 165,8 con un up-trend robusto e definito. Non è certo la prima volta che ci occupiamo della debolezza della valuta del Sol Levante, ma a questi livelli il cross risulta particolarmente “elevato”. In ottica di lungo periodo il rapporto sale da fine giugno del 2005 quando valeva 131 yen per euro. Da quel momento un forte up-trend consolidatosi sino a un nuovo massimo assoluto a 165,8. A dare forza alle valute contro yen, almeno negli ultimi giorni, sono state le dichiarazioni di Toshihiko Fukui, membro della Bank of Japan, che ha affermato, senza troppa ambiguità, che i tassi di interesse non aumenteranno nel breve termine. Un commento avvallato anche dalla decisione, il giorno prima, in materia di tassi della stessa Banca centrale, che ha allontanato anche la potenziale policy di agire sul mercato aperto intrapresa dalla Banca neozelandese. A livello fondamentale l’inflazione rimane piuttosto tiepida e il settore corporate, che è stato il principale recovery dell’economia giapponese, è attualmente in fase discendente. Insomma anche quella parte di economisti e analisti favorevoli a un aumento in agosto sembrano più che mai disorientati dalla caduta libera della valuta nipponica e da una vicina stretta monetaria. L’economia nipponica ha sempre il cattivo scettro di deflazione e ha interesse a mantenere alte le esportazioni, rinsaldando sempre più il suo surplus di bilancia commerciale. Il discorso di uno yen debole risulta differente da uno yuan criticato dai Paesi occidentali come “il manipolatore”. Ma alla luce di tutto ciò come reagiscono i mercati? La strategia che gli investitori utilizzano in leva finanziaria (carry trades) continua, destando curiosità e preoccupazione specie per la competitività di nazioni che vendono in nazioni yen-valutarie. Gli speculatori e gli operatori si indebitano in yen e acquistano valute ad alto rendimento e azioni. A riguardo segnaliamo che lo spread dei rendimenti tra il bund tedesco a due anni e i titoli giapponesi, sempre a due anni, ha registrato il maggior range da circa cinque anni, ovvero da agosto 2002. Lo yen è inoltre sceso ai minimi da 15 anni anche contro altre valute, come il dollaro australiano e da 19 anni contro il dollaro della Nuova Zelanda. Tecnicamente c’è ancora spazio di down-trend per la valuta nipponica.
di Lorenzo Daglio ed Emanuele Furlan*