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GETTARE I PROPRI RISPARMI NELL’ACQUA?

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Gettare i propri risparmi nell’acqua. Potrebbe sembrare una follia, ma non lo è. Anzi. Proprio l’acqua sembra essere l’investimento del futuro. Questa l’opinione che Borsa&Finanza ha raccolto tra i gestori. E i numeri paiono dare ragione agli esperti. Tant’è che da inizio anno i fondi specializzati in questo particolare segmento di mercato (attualmente sono soltanto quattro) stanno addirittura surclassando quelli legati all’andamento del greggio.

Con l’unica eccezione del Merrill Lynch New Energy (da gennaio sta guadagnando il 16,33%), che continua a primeggiare nella sua categoria. Gli altri comparti «petroliferi», invece, stanno soffrendo. E non poco. Il Fortis Energy è in attivo del 5,05 per cento. I fondi targati Ras e Azimut sono sostanzialmente piatti. Mentre il Global Energy Equity di American Express sta addirittura perdendo l’1,19 per cento.

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ACQUA CHE PASSIONE. Così, gli unici due fondi investiti al 100% nell’acqua ne hanno approfittato, dando scacco al petrolio: si tratta del Pf Water di Pictet e del Jb Multipartner Sam Sustainable Water, che stanno salendo dall’inizio dell’anno rispettivamente del 12,18% e del 9,30 per cento. Ma la specializzazione nell’acqua non è una prerogativa dei gestori esteri. C’è anche una Sgr italiana che ha deciso di puntare su questo settore: Alpi Fondi. E lo ha fatto con il fondo Alpi New Resources, diversificato però anche nell’oil&gas, nel mining e nell’energia alternativa.

«Negli ultimi tre mesi abbiamo progressivamente aumentato il peso dell’acqua in portafoglio – spiega Giacomo Chiorino, responsabile investimenti di Alpi Fondi – Così siamo passati dal 12% all’attuale 21 per cento. Il perché è presto detto. È un settore sicuramente più maturo rispetto a quello dell’energia alternativa, dove le società sono ancora molto piccole e le nuove tecnologie poco testate. È vero, anche gli operatori attivi nel settore dell’acqua hanno dimensioni medio-piccole (la capitalizzazione si aggira tra i 300 milioni e i 3 miliardi di euro, ndr), ma hanno un’esperienza già consolidata».

Insomma, la nuova energia non arriva più dal petrolio, ma dalle fonti idriche. «Certo la domanda di greggio è ancora forte e tale rimarrà anche in futuro – spiega Nicolas Huber, gestore del Dws New Resources, fondo partito lo scorso febbraio e investito per il 35% nell’acqua – Ma a nostro avviso, il prezzo attuale del barile è corretto. Pertanto, la focalizzazione sull’acqua e su altre fonti di energia rinnovabile rappresenta una giusta alternativa, oltre che una corretta diversificazione».

Gli elementi che rendono attraente l’investimento nell’acqua sono molteplici. Si tratta di una risorsa molto preziosa, soprattutto se si tiene conto della difficoltà della trasportabilità. Basti pensare che circa il 50% del liquido viene perso durante lo spostamento. «Altri fattori da prendere in considerazione – fa notare Huber – sono quelli relativi ai cambiamenti demografici e alle infrastrutture obsolete. E non si può non tener conto della sensibilità alla salute e della liberalizzazione delle tariffe».

Con la crescita della popolazione e l’aumento dell’urbanizzazione, la domanda di prodotti alimentari, di acqua potabile, di strutture sanitarie e di reti di canalizzazione delle acque reflue è destinata a intensificarsi. Inoltre, anche la crescente industrializzazione e il maggiore benessere contribuiscono ad accrescere il bisogno di acqua. «E se si pensa che la quantità d’acqua disponibile è destinata a diminuire nel tempo, l’investimento diventa ancora più interessante».

A lanciare il monito è Elisabetta Murenu di Sam, che gestisce in delega per conto di Julius Baer il fondo Jb Multipartner Sam Sustainable Water: «La scarsa disponibilità di un bene così importante porterà sicuramente a un aumento dei prezzi. Ma non solo. Ci sarà anche una maggiore attenzione alla riduzione degli sprechi, un intervento che favorirà la crescita delle società attive in questo campo. Un segmento, quello delle tecnologie di risparmio in cui noi crediamo molto e nel quale abbiamo investito il 15% del nostro portafoglio».

La parte restate del Jb Multipartner Sam Sustainable Water è divisa tra reti idriche (40%), sistemi di trattamento avanzato (30%), quindi purificazione, riciclaggio e monitoraggio, e settore alimentare (15%), ovvero società che si occupano di imbottigliamento, trasporto e sistemi di irrigazione. «Anche in termini di rischio-rendimento il settore dell’acqua risulta molto attraente rispetto al resto del mercato – commenta Philippe Rohner, gestore del Pf Water di Pictet – Negli ultimi cinque anni, infatti, l’universo delle aziende operanti nel settore idrico ha generato rendimenti superiori ad altre asset class». E in questo primo semestre 2006 molte società sono riuscite a battere le stime conservando multipli molto attraenti.

IL POTENZIALE CINA. «In termini di aree geografiche, invece – continua Murenu – il miglior mercato potenziale per noi è la Cina, dove non c’è acqua potabile (circa 300 milioni di abitanti ne sono completamente privi, ndr) e dove è necessario costruire tutte le reti». Fino a pochi anni fa la costruzione di queste infrastrutture era opera di società americane, ma ultimamente sono sorte molte aziende locali, che sono cresciute in modo rapidissimo. «E questo anche per il forte appeal speculativo – puntualizza l’esperto di Sam – Molte di queste società, infatti, potrebbero essere oggetto di acquisizioni da parte dei colossi del Nord America».

I CAVALLI DI BATTAGLIA. Per quanto riguarda le singole realtà aziendali, Alpi Fondi ha deciso di puntare su alcune società, presenti a Hong Kong e Singapore, che coprono tutto il mercato cinese. È questo il caso di Hyflux e Bio-Treat. «Inoltre abbiamo una posizione importante anche su Ge – sottolinea Chiorino – che ha una divisione acqua, con un peso del 15% sul fatturato, molto presente in Cina». Anche in Euoropa, comunque, ci sono realtà attraenti. In particolare, la posizione più importante nel portafoglio di Pictet, è rappresentata dalla francese Veolia Environment (il 6,2%). Insomma, il settore dell’acqua rappresenta, oggi più che mai, un’eccellente opportunità d’investimento. «Un’isola felice, se si considera un mercato globale spesso caratterizzato da situazioni di eccesso di offerta», conclude Rohner.

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