Non sembrano esserci piu’ dubbi: gli investitori in cerca di opportunita’ devono puntare sull’azionario. A fare ritenere prossimo un rally dei listini e’ un mix di tre fattori: l’esito delle elezioni di medio termine, la fase in cui il mercato si trova e i fondamentali. Cambiare la propria strategia di portafoglio in anticipo, aumentando la propria esposizione su Wall Street, sembra essere la scelta attualmente piu’ diffusa tra i money manager.
Sul primo fronte la storia insegna: nell’arco dei quattro anni di presidenza e’ il quarto trimestre di meta’ mandato a registrare il migliore andamento dei mercati finanziari insieme ai primi tre mesi dell’anno che precede le elezioni. Ma non solo. Stando ai dati elaborati da Almanac, le borse hanno messo a segno le migliori performance quando alla Casa Bianca c’era un Democratico e, contemporaneamente, l’opposizione repubblicana controllava il Congresso. E’ esattamente il quadro che potrebbe emergere dopo le elezioni di medio termine di martedi’ prossimo 2 novembre. Negli ultimi 70 anni in una simile conformazione del governo ha garantito ritorni annuali sull’azionario di almeno il 15%.
Durante le elezioni di medio termine, il settore che negli anni scorsi si era comportato meglio era quello tecnologico insieme ai titoli finanziari, industriali e delle materie prime. Quest’anno pero’ il trend non sembra destinato a ripetersi. Il comparto delle banche, protagonista di un forte rimbalzo dai minimi del 2008, e’ nel mezzo della crisi dei pignoramenti (sono molti gli istituti che hanno bloccato questo tipo di operazioni). Ad approfittare di un eventuale vittoria dei Repubblicani al Congresso sono gli energetici e le azioni legate al settore health care. Cosi’ la pensa John Lynch, a capo delle strategie per l’azionario di Wells Fargo.
E’ anche questione di timing. Secondo Jeffrey Hirsch, editor in chief di Almanac, i mesi tra novembre e aprile sono generalmente positivi per gli investitori. Dal 1950, l’indice Dow Industrial ha fatto guadagnare il 7.4% in questo arco temporale contro ritorni inferiori al punto percentuale tra maggio e ottobre.
Sul fronte della congiuntura, c’e’ chi fa notare che l’azionario potrebbe ricevere un ulteriore slancio dalle politiche monetarie accomodanti della Federal Reserve e di altre banche centrali in giro per il mondo. A cio’ si aggiunge il fatto che il 2010 dovrebbe chiudersi con un Pil che, a livello globale, dovrebbe crescere del 4.5% grazie alla spinta dei paesi in via di sviluppo.
“Gli investitori hanno continuato a spostare il loro denaro dall’azionario all’obbligazionario e alla liquidita’ facendo delle azioni stesse l’asset class piu’ umiliata. Storicamente ha guadagnato di piu’ chi ha comprato proprio i titoli snobbati da tutti gli altri”, ha aggiunto Joe Zidle, responsabile degli investimenti per Bank of America Merrill Lynch. Non a caso nel rapporto di cui e’ co-autore, Research Investment Committee, lo strategist suggerisce di puntare sulle societa’ a larga capitalizzazione “nonostante abbiano registrato performance piu’ contenute rispetto a quelle messe a segno delle aziende a piccola capitalizzazione”. L’idea e’ che vengono scambiate a valori che sono i piu’ economici da 30 anni a questa parte, rispetto al rapporto futuro di prezzi e utili. L’aspetto vincente e’ che i grandi gruppi hanno un’esposizione maggiore a mercati al di fuori di quello americano.
Su cosa puntare dunque? Secondo Lynch e’ meglio focalizzarsi su titoli di alta qualita’ e con forti utili. “Dobbiamo prendere in considerazione anche le prospettive sul fronte dei dividendi”, ha detto.