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Gestore guru: “Mercato sopravvalutato di almeno il 100%”

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NEW YORK (WSI) – Per codificare lo stato di salute dei mercati finanziari, il miglior modo potrebbe essere l’analisi grezza dei dati a disposizione.

John Hussman, un analista molto rispettato nel settore finanziario, apprezzato per il suo prodigioso utilizzo di dati e pragmatismo, è convinto che il mercato azionario sia sopravvalutato di almeno il 100%.

Nell’offrire la sua previsione ‘contrarian’ lo strategist mette in discussione il rapporto tra prezzo dell’azione e valore effettivo dell’utile societario sottostoante (P/E).

“Quando si guarda a titoli azionari è possibile calcolare la cosiddetta ‘durata’”. Si tratta essenzialmente della vita effettiva di un titolo di cui si stanno raccogliendo i flussi di cassa in cambio dell’importo pagato per avere tale azione.

Per l’S&P 500 la durata è di circa 50 anni. “In altre parole è un bene che rende molto, molto a lungo termine“. E pertanto non ha senso basare il valore dell’asset sulle stime degli utili societari dell’anno prossimo.

“L’unica ragione per cui converrebbe dare un prezzo a tale attività in base alla stima dei profitti societari dell’anno prossimo, sarebbe se si fosse convinti che i guadagni del prossimo anno siano in realtà rappresentativi di un flusso molto, molto a lungo termine – e sto parlando 50 anni o giù di lì” – ossia “che i guadagni finiranno per essere in un certo senso esattamente proporzionali al flusso di guadagni a lungo termine”.

“La cosa incredibile di questa ipotesi è che è non si è mai realizzata. Mai”.

Se si guarda ai profitti delle imprese e dei margini di profitto in particolare, si scopre che in questo momento abbiamo i profitti che sono vicini a circa l’11% del Pil, ma se si guarda a quella serie si scoprirà che i profitti delle imprese in percentuale del Pil sono sempre scesi di nuovo a circa il 5,5% o al di sotto di ogni singolo ciclo economico compresi tutti gli ultimi decenni, non solo in periodi di crisi finanziaria, ma anche il 2002 e ogni altro ciclo economico passato.

In questo momento i titoli azionari come multiplo degli utili societari attesi lo scorso anno possono sembrare appena sopravvalutati, di poco al di sopra del valore che dovrebbero avere in base alle condizioni economiche reali.

In realtà se si guardano le misure di valutazione che sono più correlate ai rendimenti da investimento che le azioni sono in graado di offrie nel corso del tempo – diciamo in un arco di sette o 10 anni – si scopre che l’indice S&P 500 a nostro avviso scambia a circa il doppio del livello di valutazione che è in grado di offrire agli investitori un normale tasso di ritorno da investimento.

Il ritorno annualizzato dell’S&P 500, che scambia intorno ai massimi di 2.032 punti, sarà di circa l’1,6%-1,7%.

Anche se a prima vista un ritorno dell’1,6-1,7% non sembra poi così male per chi si è trovato uno 0% di rendimento per denaro privo di rischio, in sostanza significa che il mercato azionario statunitense è più o meno sopravvalutato del 100%. “Come minimo del 100%”, secondo Hussman.

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