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(WSI) – Se la Popolare Italiana non riceverà offerte alternative entro le prossime 72 ore, è fatale che il compratore del pacchetto Antonveneta sarà l’Abn Amro. L’ipotesi di una divisione degli sportelli è praticamente accantonata (a causa della complessità dell’eventuale cernita), e dunque le negoziazioni si stanno concentrando sugli aspetti economici.
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Il prezzo dovrebbe proprio essere 26,50 euro per ciascuna azione Antonveneta e l’offerta – vista la presenza di un patto parasociale – verrebbe estesa ai fratelli Lonati, a Danilo Coppola, a Emilio Gnutti e a Stefano Ricucci. Benché a Lodi mostrino tranquillità, come se oltre alla soluzione olandese ci fossero altre vie d’uscita, tutto sembra convergere nella direzione imposta dagli eventi giudiziari di luglio.
A pochi mesi di distanza dall’inizio della scalata lodigiana, dunque, il gruppo guidato da Rijkman Groenink è a un passo dalla vittoria. Grazie a un provvidenziale intervento della magistratura, Abn sta per raccogliere ciò che il mercato gli ha negato durante l’Opa, quando fu consegnato meno del 3% del capitale. Groenink, d’altra parte, non è l’unico a fare festa. Più in disparte, apparentemente distaccato dalle cronache, c’è un altro banchiere che già pregusta gli sviluppi del dossier padovano. Secondo quanto riferiscono autorevoli fonti finanziarie, Cesare Geronzi starebbe rispolverando il vecchio dossier sull’aggregazione tra Capitalia e Antonveneta.
L’idea è creare una banca nazionale con baricentro al centro-sud e una buona presenza a Nord. Del resto, all’inizio dell’anno, parlando con collaboratori e amici, tra i quali Cesare Romiti, il banchiere aveva giurato: «Fiorani non avrà mai Antonveneta». Nell’estate 2004 l’operazione Roma-Padova saltò per le perplessità di tutti i grandi soci padovani sul modello di fusione proposto dall’amministratore delegato di Capitalia, Matteo Arpe, che ricalcava quello imposto a suo tempo a Bipop. Ma se un anno fa c’era l’esigenza di non diluire Capitalia, ora questa preoccupazione è superata grazie a una capitalizzazione di 10 miliardi.
Per Abn il vantaggio è palese: riunire in un unico gruppo le partecipazioni italiane, divise tra il 29% di Antonveneta e il 9% di Capitalia. Geronzi, dunque, è a un passo dal realizzare il sogno. Fonti vicine a Capitalia rispondono che «lo scenario è interessante, ma al momento non c’è nulla», mentre la posizione ufficiale dell’istituto – ribadita tempo fa dallo stesso Geronzi – è di essere «distinti e distanti» da Padova. Probabilmente le alterne vicende degli ultimi mesi suggeriscono prudenza. Ma certo è che mai come oggi Geronzi è vicino a bissare il colpo di tre anni fa, e a mettere le mani, ancora una volta, su una banca padana.
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