Per Annette Schavan, ministro per la Ricerca e lo Sviluppo (Partito CDU), la principale debolezza del sistema di ricerca in Germania consiste nella difficoltà di trasformare i risultati scientifici in nuove tecnologie da immettere sul mercato; ciò è dovuto soprattutto all’assenza di stretti collegamenti tra il sistema scientifico e quello economico. Per questo motivo, il ministro ha presentato un piano da 6 miliardi di euro che sarà discusso in questo mese e che -fondamentalmente- contiene provvedimenti utili non solo a collegare meglio il mondo scientifico con quello economico e politico, ma anche a inserire prima le imprese, e quindi il mercato, nel processo di ricerca. In particolare, il pacchetto di provvedimenti prevede premi in termini economici per le piccole e medie imprese che decidono di investire in ricerca e sviluppo e contiene inoltre diciassette diverse strategie per dare impulso a vari settori scientifici, come biotecnologie, nanotecnologie, informatica, astronautica e la ricerca medica in generale. In Germania c’è una eccellente ricerca di base, ma è difficile trasformare questi risultati in prodotti subito disponibili sul mercato; per esempio, proprio il Fraunhofer Institut aveva sviluppato la tecnologia per i lettori Mp3, ma non aveva trovato nessun investitore tedesco disposto ad rischiare capitali per portarla sul mercato. Secondo il piano del Ministro Schavan, il miglior modo per creare collegamenti tra scienza e economia ed ovviare a questi problemi è quello di favorire lo sviluppo dei distretti industriali. Il pacchetto prevede, infatti, un concorso per valutare i migliori distretti, sperando in questo modo di favorirne lo sviluppo, così come è già accaduto in Germania per gli istituti di ricerca e i centri di eccellenza universitari. Inoltre, il pacchetto di proposte prevede l’istituzione di una commissione che avvicini il mondo scientifico-accademico a quello economico-industriale. Il piano del ministro Schavan e del nuovo governo di “Grosse Koalition” è in linea con le strategie adottate dal precedente gabinetto Rosso-Verde, ma soprattutto segue la strada indicata dall’Agenda di Lisbona, l’ambizioso programma di riforme economiche approvato a Lisbona dai Capi di Stato e di Governo dell’Unione nel 2000 con l’obiettivo di fare dell’Unione “la più competitiva area economica e della conoscenza entro il 2010”. L’Agenda prevede che entro il 2010 i paesi dell’Ue investano il 3 per cento del Pil in Ricerca e Sviluppo. La Germania, tra il 2004 e il 2005, ha investito ipoco meno del 2,5 per cento.
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