New York – Quando manca mezz’ora all’avvio delle contrattazioni, i derivati sui principali indici della borsa americana (vedi quotazioni a fondo pagina) scambiano in linea di parita’ facendo pensare a un avvio di seduta incerto. Se a pesare in un primo momento erano stati i conti deludenti di Google e il downgrade di Moody’s sul rating creditizio irlandese, a una sola tacca di distanza da spazzatura, i dati macro hanno risollevato il morale degli investitori.
L’inflazione e’ salita spinta da energia e alimentari, ma l’indice sottostante rimane contenuto, con i prezzi al consumo che sono saliti come previsto in marzo. L’indice Empire di New York, misura dell’attivita’ manifatturiera della regione, si e’ attestato a 21,7 in aprile, facendo decisamente meglio delle attese e del mese precedente.
In ambito di conti trimestrali, il colosso dei motori di ricerca ha archiviato il primo trimestre con utili in crescita ma ha annunciato che i costi sono aumentati del 54% per via di una tornata di assunzioni da record, con gli stipendi che sono saliti del 10% in concomitanza con un incremento delle spese nelle attivita’ di marketing e tecnologia.
Gli utili di Bank of America hanno deluso le attese anche per colpa delle perdite legate ai mutui. I profitti si sono attestati a 17 centesimi per azione, contro gli $0,27 attesi da Wall Street. Il fatturato si e’ attestato a $26,88 miliardi, a fronte di stime per $26,69 miliardi.
In Europa sono usciti i dati relativi all’inflazione: si parla a marzo di un tasso di inflazione pari al 2,7% su base annua; in Italia l’inflazione è in rialzo al 2,5%,sempre su base tendenziale. Nuovi numeri anche sull’ inflazione galoppante in Cina, che fanno temere un nuovo round di stretta sul credito.
All’indomani dei ribassi che sono stati causati dal ritorno dei timori sulle banche e sulle condizioni in cui versa la Grecia, gli investitori hanno difficoltà a optare per la via degli acquisti. La Grecia continua d’altronde a essere al centro dei riflettori, per il forte aumento dei rendimenti dei titoli di stato: quelli a due anni continuano a viaggiare al 17%.
Banche così ancora in flessione, dopo l’ultima notizia arrivata dal mondo dei Piigs, con Moody’s che ha declassato il rating sul debito sovrano dell’Irlanda a un livello appena al di sopra di quello spazzatura. La stessa S&P aveva emesso un giudizio simile poco tempo fa. Si guarda poi anche alla Spagna, con lo spread sui rendimenti che è salito oltre i 200 punti.
I timori sui debiti sovrani condizionano insomma ancora la performance delle borse, che tentano un recupero ma con poco successo. Intanto, da segnalare il nuovo record dell’oro, che si attesta a $1.479 l’oncia. Questo è comunque un periodo di forte volatilità sia sul mercato valutario che delle commodities.
Sugli altri mercati, i contratti del petrolio con consegna maggio arretrano dello 0,51% a $107,56 il barile. I contratti con scadenza analoga dell’oro sono invece in rialzo dello 0,19% $1.475,2 l’oncia. Sul fronte valutario l’euro e’ in calo dello 0,51% sul dollaro in area $1,4413. Quanto ai Treasury, il rendimento sul decennale vale il 3,42%, in flessione di 7,5 punti base rispetto alla chiusura di ieri.
Alle 15:00 (le 9:00 ora di New York) il contratto future sull’indice S&P500 scende di 0,40 punti a 1.309,80 (-0,03%).
Il contratto sull’indice Nasdaq 100 e’ in ribasso di 1,5 punti a 2.299,25 (-0,07%).
Il contratto sull’indice Dow Jones arretra di 10 punti (-0,08%), in area 12.218.