New York – I dati positivi giunti dal fronte del lavoro, che fanno ben sperare per i consumi, non sono sufficienti a spingere al rialzo un mercato poco motivato e privo di spunti rialzisti.
I futures sui principali indici azionari Usa scambiano in leggero ribasso (vedi valori a fondo pagina), segnale che l’indice S&P500 potrebbe perdere terreno per il terzo giorno di fila.
Mentre in Usa la situazione sembra stabile e la ripresa avviata, gli investitori devono fare i conti con i timori circa un rallentamento economico mondiale, dopo i dati manifatturieri poco convincenti dalla Cina e dall’Europa.
In linea con i cali delle Borse europee e con la debolezza delle Piazze asiatiche, di questo passo il listino allargato Usa rischia di scendere sotto l’importante livello appena riguadagnato per la prima volta dal 2008. Si parla di quota 1.400.
L’indice preliminare Pmi (purchasing managers’ index) della Cina stilato da HSBC e Markit Economics si attesta a 48,1, i minimi dallo scorso novembre, e in calo rispetto ai 49,6 di febbraio. Si resta dunque sotto i 50, valore che separa contrazione da espansione.
A peggiorare il sentiment è poi anche il dato sul Pmi nell’Eurozona, sceso a 48,7 punti, contro i 49,3 punti, confermandosi sotto quota 50 punti, dunque in fase di contrazione. Gli analisti avevano previsto un dato migliore, pari a 49,8 punti.
In Europa i riflettori sono puntati soprattutto sulla Spagna, dopo l’avvertimento di Willem Buiter, analista di Citi, che ha detto che il paese non è stato mai così vicino al default. La dichiarazione ha avuto un effetto zavorra sui bond periferici dell’Unione europea e sia i rendimenti dei titoli spagnoli che quelli italiani sono schizzati verso l’alto.
Ma le nubi si sono di nuovo addensate anche sull’Italia, colpita dalla nota di Moritz Kraemer, responsabile del debito sovrano dell’agenzia di rating Standard & Poor’s. Kraemer, in particolare, ha affermato che il paese rimane il rischio maggiore dell’Eurozona.
Sul fronte societario occhio alle società legate al petrolio e più in generale alle materie prime, con i timori legati alle prospettive di crescita economica che pesano sul attese dei risultati d’esercizio.
Alle 17.45 discorso del Presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, mentre alle 21.00 parlerĂ il Presidente della Fed di Chicago, Evans.
Nella giornata di ieri Bernanke ha sottolineato che in Europa sono stati fatti progressi per risolvere la crisi del debito, ma che le misure intraprese non sono ancora sufficienti. I bilanci delle banche europee vanno ulteriormente rafforzati, anche considerando le condizioni di difficolta’ economiche nell’area.
Dal fronte economico degli Stati Uniti i dati sulle richieste iniziali dei sussidio di disoccupazione hanno evidenziato una situazione in progressivo miglioramento nel mercato del lavoro. Nell’ultima settimana le domande sono calate di 5 mila unita’ a quota 355 mila, piu’ del previsto, ai minimi di febbraio 2008. Alle 14.45 sara’ la volta della fiducia dei consumatori di Bloomberg, mentre alle 15.00 l’indice dei prezzi delle case.
In ambito valutario, l’euro sul dollaro a $1,3163 (-0,35%). La moneta unica stabile verso il franco svizzero a CHF 1,2054 (-0,01%), mentre contro lo yen arretra dello 1,08%, a JPY 108,95.
Per terminare la panoramica sui mercati, riguardo alle commodities, i futures sul petrolio scendono dell’1,17%, a quota $106,01 al barile (-1,26 dollari), mentre le quotazioni dell’oro giù a $1.637,20 l’oncia (-0,79%). Quanto ai Treasury, i rendimenti a 10 anni scambiano a quota 2,29%, in calo di 0,7 punti base.
Alle 14.03 ora italiana (le 9.03 di New York), i futures sull’indice S&P500 arretrano dello 0,61%, a 1.389,00 punti.
I futures sul Nasdaq giĂą dello 0,52%, a 2.721,00 punti.
I futures sul Dow Jones cedono lo 0,51%, a 13.000 punti.