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FUTURES LIMANO LE PERDITE, DIGERISCONO LA MOSSA FED

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Si preannuncia una partenza debole a Wall Street dopo tre sedute positive consecutive. Ad un’ora e mezza dal suono della campanella, i contratti sui principali indici azionari si muovono in ribasso (vedi quotazioni a fondo pagina).

Se e’ vero che il mercato continua a scambiare in calo di circa mezzo punto percentuale, da un altro lato si tratta di un andamento in miglioramento rispetto al sell-off visto nell’afterhours di ieri, dopo la decisione a sorpresa della Federal Reserve di alzare il tasso di sconto di un quarto di punto percentuale allo 0.75%.

Il miglioramento dei futures rispetto al sell-off dell’afterhours e’ un indice che nelle sale operative sta prendendo sempre piu’ piede l’idea che la mossa vada piu’ che altro interpretata come un segnale incorraggiante di stabilita’, piuttosto che una mossa a sorpresa di stretta monetaria.

I contratti sugli indici principali di Borsa si sono mantenuti sui massimi della mattinata dopo la pubblicazione dei prezzi al consumo, saliti meno delle attese in gennaio. La componente core e’ invece calata per la prima volta in 28 anni.

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Per ricapitolare quanto avvenuto ieri, l’azionario ha accusato un sell-off pesante dopo la chiusura dei mercati, quando la Fed ha annunciato che avrebbe alzato, a partire da oggi, il tasso di sconto – ovvero il tasso che le banche devono pagare per ottenere prestiti di emergenza dalla Banca Centrale – dallo 0.5% allo 0.75%.

Se i titoli azionari hanno imboccato la strada dei ribassi, il dollaro ha invece ricominciato a guadagnare terreno, con il mercato dei futures sui tassi che sconta una possibilita’ piu’ alta per un incremento dei tassi guida.

Tuttavia, il nervosismo si e’ placato grazie ai commenti tranquillizzanti di alcuni esponenti della Fed, i quali hanno sottolineato che la decisione non e’ un segnale di un cambiamento di politica monetaria. D’altronde il numero uno dell’istituto centrale, Ben Bernanke, aveva preannunciato il rialzo del tasso di sconto una decina di giorni fa. Sono i tempi che hanno colto di sorpresa il mercato.

Il rialzo del tasso che le banche devono pagare per ottenere prestiti dall’istituto centrale e’ arrivato infatti prima di quanto previsto dagli analisti. Da quando la crisi e’ iniziata la Fed ha sempre cercato di andare incontro al settore bancario con tassi estremamente bassi.

Il governatore della Federal Reserve Elizabeth Duke ha precisato che la decisione non rappresenta altro che “una normalizzazione ulteriore degli strumenti creditizi della Federal Reserve”. “Non segnalano alcun cambiamento nell’outlook di politica monetaria e non dovrebbero restringere le condizioni finanziarie per aziende e famiglie”. Per le banche si pero’. E infatti il settore e’ tra i piu’ colpiti al momento (benchmark XLF -0.4%).

In ambito societario deludono i profitti di Dell, che perde terreno nel preborsa (-5%). Il colosso informatico ha invece archiviato il quarto trimestre fiscale con un fatturato in crescita del 10%.

Sugli altri mercati, nel comparto energetico in flessione le quotazioni del greggio. I futures con consegna marzo cedono $0.21 attestandosi a quota $78.85 al barile. Sul valutario la moneta unica arretra a quota $1.3524. L’oro perde $8.50 a quota $1110.20 l’oncia. Quanto ai Titoli di Stato, il rendimento sul benchmark decennale si attesta al 3.800% dal 3.830% di ieri.

Alle 15:00 (le 9:00 ora di New York) il contratto future sull’indice S&P500 scivola di 3.80 punti (-0.34%) a 1101.80.

Il contratto sull’indice Nasdaq 100 scende di 2.50 punti (-0.14%) a 1818.25.

Il contratto sull’indice Dow Jones perde 20.00 punti (-0.19%) a quota 10355.