Fino a poche settimane fa la compagnia francese Gaz de France (Gdf) sembrava avere buone possibilità di vincere la competizione con le concorrenti Total, Rwe ed E.On e diventare così il sesto partner del progetto Nabucco, la grande pipeline che dal Mar Caspio dovrebbe portare il gas naturale fino a Baumgarten, località austriaca a due passi da Vienna. Ora invece le speranze di Gdf hanno dovuto subire un brusco ridimensionamento a opera del Governo turco di Recep Tayyip Erdogan, che per protesta contro l’adozione in Francia di una proposta di legge sul genocido degli armeni ha deciso di congelare le trattative in corso. “Sospenderemo la partnership con Gaz de France fino alle elezioni presidenziali francesi — afferma un funzionario del ministero dell’Energia turco -. Decideremo in base alle politiche conseguenti alle elezioni”. Lo scorso anno infatti l’assemblea nazionale francese approva una proposta di legge che definisce reato la negazione dello sterminio degli armeni, avvenuto per mano del Governo dei Giovani Turchi fra il 1915 e il 1916. Il blocco delle trattative con Gaz de France è solo l’ultimo degli atti di boicottaggio intentati dalla Turchia verso la Francia nel corso degli ultimi mesi. Per Ankara ricordare quel genocidio costituisce un reato: “Offesa alla turchità”, come recita il famigerato articolo 301 del codice penale turco, lo stesso che ha condotto in tribunale il Premio Nobel per la letteratura, Ohran Pamuk e la giovane autrice Elif Shafak, colpevoli di aver narrato dell’eccidio nelle loro opere. Sostenuto dall’Unione europea e dagli Stati Uniti, Nabucco costituisce un colossale progetto che coinvolge, oltre alla Turchia, Bulgaria, Romania, Ungheria e Austria, ognuna rappresentata da un’importante compagnia energetica nazionale. In base al calendario attuale, i lavori di costruzione dovrebbero partire nel 2009 per concludersi nel 2017: 3.300 chilometri di tubature, per un investimento complessivo di circa 5 miliardi di euro, capaci di trasportare dal Mar Caspio all’Austria fino a 31 miliardi di metri cubi di gas ogni anno. Un enorme flusso di gas naturale tanto più prezioso perché convogliato lungo un percorso che supera completamente la Russia e offre così alla potenza industriale Europa un’alternativa alle capricciose forniture del monopolista Gazprom. La vicenda Turchia-Gaz de France, tuttavia, mostra chiaramente come la “dottrina Putin”, ovvero utilizzare le forniture energetiche come strumento di pressione in politica estera, non sia più patrimonio esclusivo della sola Russia. “La Turchia — dichiara così Hilmi Guler, ministro dell’Energia dello Stato della Mezzaluna, commentando la sospensione delle trattative con Gdf — è in una posizione strategica per quanto riguarda il bisogno di gas dell’Europa”.