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Francia e Germania sono i maggiori creditori dei Piigs

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L’esposizione complessiva delle banche verso l’Irlanda e i paesi del sud dell’Eurozona si e’ ridotta nel secondo trimestre ma non e’ chiaro quanti degli asset rischiosi sono finiti a carico della Banca centrale europea. Una cosa e’ certa: gli istituti bancari di Francia e Germania figurano tra i maggiori creditori. E’ quanto emerge dai dati elaborati dalla Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI).

L’esposizione di Parigi alla Grecia ha toccato $83.1 miliardi alla fine del periodo aprile-giugno ma e’ comunque in calo di $7.7 miliardi rispetto a tre mesi prima. Non viene pero’ spiegato a cosa e’ dovuta la flessione: titoli di stato giunti a maturazione o vendita ad altri creditori?

Probabile che ci sia lo zampino della Bce che, durante il periodo considerato, ha speso 59 miliardi di euro ($78 miliardi) per comprare titoli di stato dei paesi periferici sul mercato. Stando ai trader, l’iniziativa ha riguardato bond di Irlanda, Grecia e Portogallo ma non della Spagna. Ma si tratta solo di stime visto che l’Eurotower non comunica i propri acquisti. Secondo Goldman Sachs il totale dei bond acquistati dall’istituto guidato da Trichet e’ composto per il 17% dai titoli emessi da Dublino, Atene e Lisbona.

L’esposizione di Berlino ad Atene e’ di $65.4 miliardi. Con una cifra pari a $186.4 miliardi, sono le banche tedesche ad essere le piu’ vulnerabili nei confronti dell’Irlanda dopo la Gran Bretagna. Londra infatti conta un’esposizione verso Dublino da $187.5 miliardi.

Il paese guidato dal cancelliere Angela Merkel ha strappato nel secondo trimestre un altro primato: e’ il maggiore creditore della Spagna per $216.6 miliardi. La Francia invece lo e’ per $201.3 miliardi. Gli istituti spagnoli contano invece $98.3 miliardi di esposizione nei confronti del Portogallo.

La BRI ha comunicato che l’ammontare complessivo dell’esposizione di istituti stranieri a Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna si e’ attestato a $2281 mila miliardi. Rispetto al trimestre precedente, e con aggiustamenti nei cambi, la cifra si e’ ridotta del 14%.

Un altro aspetto emerge dall’analisi della BRI. I volumi mondiali dei credit default swaps (prodotti finanziari che permettono di assicurarsi contro il fallimento di un soggetto che ha emesso debito) e’ sceso della meta’ rispetto dal 2007 a circa $30000 miliardi.

E’ invece aumentato il trading di valute straniere. Il mercato forex all’aprile 2010 valeva $4000 miliardi al giorno, il 20% in piu’ del 2007. Parte dell’incremento e’ legato all’ampliamento dei sistemi elettronici e del trading online da parte di privati. Se in questo caso i volumi sono aumentati, la volatilita’ e’ calata: tanto piu’ un mercato e’ grande e liquido tanto meno e’ vulnerabile a possibili shock.