Con le urne gia’ aperte, gli ultimi sondaggi ufficiali si sono fermati all’1 novembre. I piu’ seguiti sono due: Zogby e Fox News. Zogby, che ha sempre previsto esattamente l’esito delle elezioni presidenziali negli anni passati, da’ Bush e Kerry esattamente alla pari, con il 48% a testa.
Inoltre fa molto discutere il fatto che Fox News, il network di Rupert Murdoch smaccatamente pro-Bush, assegni in questo momento la vittoria a John Kerry con 5 punti di distacco, per 49% a 44%.
Secondo i “pollsters” (esperti di sondaggi) resta comunque il fatto che quando il presidente in carica si presenta all’Election Day, per la riconferma del suo secondo mandato, con meno del 50% del favore popolare oppure alla parita’ con lo sfidante, l’analisi storico-statistica dei risultati elettorali degli ultimi decenni dimostra che e’ sempre lo sfidante a vincere.
Inoltre in queste elezioni, stando all’aneddotica dei sondaggisti americani, e’ prevista un’affluenza record alle urne, come non capitava dalle presidenziali degli anni Sessanta. Alcuni esperti si sbilanciano nel prevedere addirittura 120-125 milioni di voti rispetto ai circa 106 milioni di quattro anni fa.
Le considerazioni da fare sono due: 1) In questo scenario la percentuale incrementale della massa di nuovi elettori registrati e’ ben superiore al margine di errore statistico (+ o – 3%) dei sondaggi in cui Bush e Kerry sono in parita’, e quindi perfettamente in grado di determinare con chiarezza e un grande margine il vincitore; 2) dei nuovi votanti registrati, che non avevano mai votato prima (compresi milioni di giovani sotto i 25 anni) i democratici sono circa il doppio rispetto ai repubblicani. E anche questo e’ un vantaggio per John Kerry.