(WSI) – Giornata molto interessante quella vissuta ieri su tutti i mercati mondiali, soprattutto questa volta i protagonisti sono il valutario e il mercato delle commodities.
Basta aprire un grafico qualsiasi per cominciare a farsi domande, cominciare a saltare da un grafico all’altro per cercare di trovare una logica che stia dietro ai movimenti a cui abbiamo assistito. A nostro avviso la cronistoria dei fatti alla base di questi sbalzi comincia alle 14.30 ora italiana, quando la pubblicazione delle vendite al dettaglio americane relative al mese di agosto, mostra un livello maggiore sia delle aspettative che del precedente (entrambi a +0.3%) facendo segnare un buon +0.4% che pone delle buone basi per il Pil a stelle e strisce del terzo trimestre.
La reazione dei mercati non si fa aspettare e comincia ad aumentare un po’ la volatilità soprattutto sui due cambi principali per l’economia mondiale: EurUsd e UsdJpy. Dopo non molto sono arrivati dei rumors (anche se forse è improprio definirli così in quanto arrivano dalle sale di Goldman Sachs) secondo i quali la Federal Reserve americana, potrebbe estendere il già sostanzioso Quantitative Easing adottato fin’ora nel prossimo futuro, per una cifra pari a circa 1.000 miliardi di dollari.
Il pacchetto prevedrebbe un piano di acquisti di asset al fine di fornire ulteriore liquidità al sistema che, nel tempo, farebbe sentire il peso degli effetti sui consumatori americani che si troverebbero a fare i conti con un’America ancora più indebitata di quanto lo è attualmente. Ed ecco il patatrac.
Investitori presi in contropiede che, come bambini che spaventati da un film dell’orrore corrono a cercare conforto tra le braccia della mamma, hanno fatto in fretta ad uscire dalle posizioni di rischio andando a comprare a mani basse i beni rifugio, che attualmente, sono per eccellenza lo yen ed il franco svizzero sul fronte valutario, e alcune commodities, oro in testa.
Partendo da quest’ultimo abbiamo visto un massimo assoluto a 1275.15, livello mai visto in assoluto prima d’ora e le valute contro yen e franchi hanno fatto delle pesanti marce indietro (il UsdChf ad esempio, come ampiamente anticipato, è arrivato sotto il livello di parità) fino a che, dopo 6 anni dall’ultimo intervento a mercati aperti, è arrivato l’intervento della Banca Centrale Giapponese a difesa di 83.00 yen per 1 dollaro americano.
L’intervento ha funzionato, ha sortito i suoi effetti nel breve periodo e questo lo si capisce dalle consistenti correzioni dei trend di rafforzamento dello yen in atto.
Il ministro delle finanze Noda, ha confermato che in effetti un intervento c’è stato e che è stato deciso dopo aver sentito il parere di altri Istituti Centrali, il che è molto importante per farci comprendere che il livello di cooperazione sul fronte valutario mondiale rimane alto e dunque è descrittivo di una situazione se non di allerta, comunque tesa e da tenere sotto controllo.
Attenzione adesso al mercato, che potrebbe, come spesso accade, andare a sfidare la credibilità di queste mosse.
Vediamo ora l’interessante situazione tecnica dei maggiori cambi protagonisti del mercato.
Incominciamo dall’eurodollaro, che ha alla fine rotto con forza il baluardo che abbiamo indicato più volte negli scorsi giorni, 1.2920. Questo ha permesso ai prezzi una rapida salita sino ai livelli massimi visti dallo scorso 10 agosto, al di sopra di 1.30.
La rottura di ieri diventa per le prossime ore il livello di supporto di questa ripresa rialzista mentre come ulteriore livello da oltrepassare per vedere continuare a salire la moneta unica troviamo 1.3050, suggerito dalla linea di tendenza negativa che congiunge i massimi di 1.5140, di dicembre, al massimo di 1.3335 di agosto, ovviamente osservando un grafico giornaliero.
Finalmente qualcosa di nuovo sul cambio UsdJpy. Abbiamo già visto nella sezione macro che cosa abbia scatenato il movimento, dal punto di vista tecnico ora potremmo trovarci vicini ad una svolta. Per la prima volta da giugno i prezzi infatti potrebbero chiudere in giornata sopra della media mobile esponenziale a 21 periodi avvicinandosi velocemente alla trendline che fa da linea di fede da qualche mese. 84.50 è il livello dove transita oggi la media mentre la resistenza dinamica si trova a 85.60. Il nuovo minimo toccato nella notte a 82.90 è il nuovo riferimento come supporto.
Anche il cambio EurJpy ha beneficiato del veloce indebolimento dello yen andando in pochissimo tempo a rompere il precedente livello di resistenza a 109.50 (doppio massimo del 30 agosto e del 3 settembre). Attendendo la reazione del mercato europeo a questa novità possiamo suggerire un livello di supporto ora ubicato a 109.50 ed una resistenza sul precedente livello importante di 110.90-111.
Anche il cable ha cambiato le carte in tavola, anche se solamente temporaneamente. Abbiamo infatti avuto il superamento di quella resistenza a 1.55 di cui abbiamo parlato da inizio settimana. Questo ha prodotto una risalita di circa una figura, con successivo nuovo ritorno sul livello rotto. Attenzione alle evoluzioni nelle prossime ore: è da utilizzare questo livello infatti come una sorta di ago della bilancia.
Il cambio AudUsd, approfittando della debolezza di ieri del biglietto verde si è portato al di sopra della resistenza di 0.94, toccando 0.9455. Nonostante ora i prezzi siano ritornati al di sotto di questo importante livello, la tendenza non si può considerare compromessa, avendo solide basi giornaliere sul lungo periodo. L’analisi tecnica ci dice infatti che solamente un ritorno al di sotto di 0.8955 potrebbe negare questa salita.
Concludiamo con il cambio UsdChf che abbiamo visto riportarsi al di sotto della parità per la prima volta da dieci mesi a questa parte. Anche in questo caso la tendenza è piuttosto precisa e forte. Solamente infatti un ritorno al di sopra della zona di congestione compresa fra 1.0220 e 1.0270 (data da minimi e massimi delle scorse giornate) potrebbe impensierire questa price action.
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