La Francia ingrana senza complimenti la quarta della ripresa mentre gli Stati Uniti, sempre a velocità elevata, segnano appena il passo. Anche l’Italia tiene la rotta di un recupero per gradi dopo tre anni di letargo dell’economia, con il deficit in sofferenza ma contenuto di giustezza entro i limiti segnati dell’Ue. E la Gran Bretagna si conferma senza più ambiguità il vero cinquantunesimo Stato americano: più vicina ai ritmi della sponda occidentale dell’Atlantico, che a quell’area-euro che il premier Tony Blair vagheggiava fino a qualche tempo fa di voler agganciare.
E’ un quadro piuttosto positivo quest’anno e nel 2005, quello che il Fondo monetario internazionale si prepara a pubblicare. L’appuntamento è per la vigilia degli «Incontri annuali» del Fondo, a inizio ottobre a Washington. Ma i tecnici del capo-economista indiano dell’Fmi, Raghuram Rajan, hanno già stilato la loro diagnosi.
Per l’Italia è ragionevolmente confortante, non senza segnali che l’economia e i conti restano vulnerabili. A dispetto dell’impennata del petrolio, le previsioni di crescita del prodotto interno lordo (pil) restano pari a quelle formulate in aprile scorso: più 1,2% quest’anno e 2% nel 2005. Era tempo che le stime di un organismo internazionale non correggevano al ribasso le precedenti attese sull’Italia. E anche le previsioni sui conti pubblici segnalano che il deficit resta, a fatica, nei binari.
Secondo l’Fmi, il disavanzo di Roma si fermerà quest’anno al 3% esatto del pil: è sopra il 2,9% stimato in aprile, al limite estremo di quanto chiesto dai ministri finanziari dell’Ue (Ecofin) per evitare all’Italia richiami formali. Ma per il 2005 si conferma l’attesa del Fondo di un deficit in lento calo al 2,8%.
Meglio sul piano dello sviluppo fa la Francia, a credere alle correzioni al rialzo delle stime. Sulla scorta di un secondo trimestre 2004 più rapido degli Usa, per il Fondo l’economia transalpina crescerà del 2,4% nel 2005 e del 2,5% l’anno prossimo. Solo cinque mesi fa l’attesa era per l’1,8% quest’anno e il 2,4% il prossimo. Ma soprattutto, dopo una visita nel suo ufficio a Bercy, gli analisti del Fondo danno al ministro dell’Economia Nicolas Sarkozy un’apertura di credito: per loro, il deficit di Parigi sarà al 3,7% del pil quest’anno (3,9% la stima precedente). E centrerà il 3% nel 2005 come da impegni all’Ecofin il 25 novembre 2003, il giorno che per alcuni segnò la crisi definitiva della disciplina di bilancio nell’Ue.
Stenta di più la Germania, il cui disavanzo sarà al 3,9% nel 2004 (al 3,5% la stima di aprile) e al 3,3% nel 2005, con una crescita all’1,8% e all’1,9% sui due anni.
Leggera revisione al ribasso dello sviluppo invece per gli Stati Uniti, in progressione del 4,4% quest’anno e del 3,8% il prossimo (in aprile si disse 4,6% e 3,9%), e con un deficit al 4,6% del pil nel 2004. Ma gli americani d’Europa sono i britannici, con un robusto aumento del pil del 3,3% quest’anno e, malgrado la stretta della Banca d’Inghilterra, del 2,6% nel 2005. Tutti dati saranno in revisione da domani, in vista della pubblicazione ufficiale fra 4 settimane. Ma, per l’Fmi, è già chiaro la fiammata del petrolio non ha bruciato la ripresa in Occidente.
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