Il fondo Atlante non ha retto al tentativo fallito di salvare le due banche venete. La società che l’ha ingestione, Quaestio Sgr, ora teme non si possa più evitare la liquidazione. Vengono così mandati in fumo inutilmente 3,5 miliardi di euro.
Come spiegano i media Italiani. il fondo Atlante ha sperperato ben l’80% del suo capitale per il salvataggio di Veneto Banca e della Banca Popolare Di Vicenza. Gli istituti di credito dovranno ora giustificare in bilancio fino a 536 milioni di euro di svalutazioni.
Il Fondo Atlante, costituito nell’aprile del 2016 per volere del governo italiano, aveva l’obiettivo di creare un veicolo pronto a intervenire in soccorso delle banche in difficoltà, fornendo il denaro necessario per portare avanti operazioni di rafforzamento di capitale e di smaltimento della montagna di crediti deteriorati presenti nei portafogli del settore bancario italiano.
Da agosto dell’anno scorso al fondo Atlante originario se n’è aggiunto un altro: il fondo Atlante 2, anche questo gestito da Quaestio. Grazie a una settantina di investitori privati, il fondo Atlante ha in totale una dotazione pari a 4,25 miliardi ma 3,4 miliardi di questi se ne sono andati per salvare le due banche venete.
Sottoscrittori Fondo Atlante: difficile che rivedano i soldi
Dopo il fallito salvataggio di Pop Vicenza e Veneto Banca, passato attraverso due piani di aumento di capitale, uno per ogni banca in difficoltà patrimoniale, il fondo Atlante si ritrova quasi interamente prosciugato delle sue risorse. Con l’azzeramento dei due istituti e la svalutazione dell’80% rispetto al valore nominale, al fondo Atlante sono rimasti in cassa 800 milioni, prontamente girati al fondo Atlante 2 (i cui 2,2 miliardi di risorse servono per comprare sofferenze e incagli).
Dopo mezzo miliardo investito nei crediti deteriorati delle tre good bank rilevate da Ubi Banca – a disposizione del fondo Atlante 2 restano circa 100-150 milioni di euro: questa somma rappresenta per i sottoscrittori del fondo Atlante primogenito, “l’unica speranza di rivedere qualcosa del proprio investimento“, come puntualizza La Stampa, che cita uno studio degli analisti di Kepler Cheuvreux in cui si stima che le prime sette banche italiane dovranno fare 536 milioni di ulteriori rettifiche legate alla svalutazione di Atlante 1.
Quando nel maggio di quell’anno la Banca Popolare di Vicenza colloca 15 miliardi di azioni al prezzo di 0,10 euro, il fondo Atlante 1 le sottoscrive tutte, versando una somma pari a 1,5 miliardi di euro. Quasi un altro miliardo è servito invece per l’altra banca veneta in difficoltà, Veneto Banca.
I due piani non sono poi andati in porto per la mancanza di investitori privati interessati, e alla fine è dovuto entrare in campo il governo, che aggirando le leggi Europe in norma di salvataggi e piani bail-in – le quali vietano infatti gli aiuti pubblici – è riuscita a risparmiare gli obbligazionisti senior, facendo pagare diverse miliardi di euro ai contribuenti italiani in toto.