Secondo quanto riporta il Wall Street Journal, molti investitori arabi stanno iniziando a ritirare buona parte dei loro capitali (che ammontano a $800 miliardi) in fondi del mercato USA dopo che gli Stati Uniti hanno congelato i conti di alcuni arabi sospettati di supportare il terrorismo.
Alcuni banchieri e uomini d’affari dell’Arabia Saudita e di altri Paesi del Golfo, oltre al timore del congelamento dei conti, hanno inoltre espresso la loro preoccupazione per la detenzione in USA di un grande numero di arabi, trattenuti nel Paese per indagini sugli attacchi terroristici dell’11 settembre.
“Quello che e’ accaduto negli Stati Uniti dopo l’11 settembre ha creato uno stato d’animo molto negativo – ha dichiarato un investitore saudita che sta rivedendo il suo portafoglio d’investimento – gli investimenti arabi in America stanno gradualmente scemando”.
A influire su questa tendenza, anche tassi d’interesse USA sempre piu’ bassi che stanno spingendo gli investitori a cercare altre opportunita’ d’investimento.
Secondo uno studio pubblicato dalla societa’ Gulf Center of Strategic Studies, gli investitori dei Paesi del Golf avrebbero subito una perdita di circa $40 miliardi dall’11 settembre.
Ma i motivi di fuga non finiscono qui: secondo alcuni investitori arabi incide negativamente anche la percezione di un’ostilita’ da parte dei Paesi dell’Occidente verso l’Islam.
Scendendo nei particolari, gli investitori credono che gli USA stiano colpendo arbitrariamente molti arabi e che li sospettano di essere coinvolti nel terrorismo senza basarsi su solide e valide evidenze.
Un portavoce del Tesoro USA ha preferito non commentare la notizia.
Todd Malan, presidente dell’Organization for International Investment, che ha sede a Washington, ha dichiarato che non ha al momento ricevuto nessuna indicazione di una fuga di capitali da parte degli investitori del Medio Oriente.
Malan ha inoltre aggiunto che “se esiste un investimento sicuro adesso, e’ proprio qui. La maggior parte degli investitori dovrebbero conservare i loro soldi negli USA. Dovrebbe essere controproducente per i sauditi, rischiare – a causa del rancore – i loro capitali altrove, magari in un mercato meno stabile”.