I corporate bond di medie imprese italiane offrono rendimenti allettanti, ma sono poco accessibili al retail. Perché non comprarli tramite i fondi?
Sono la nuova scoperta delle banche d’investimento, che nel giro degli ultimi mesi hanno bussato alla porta di molti imprenditori italiani e hanno offerto loro la possibilità di reperire capitali freschi tramite l’emissione di eurobond a un costo di provvista sensibilmente inferiore rispetto a quello praticato dal canale bancario tradizionale e meno rischioso rispetto alla quotazione in Borsa.
Si tratta dei corporate bond di medie imprese italiane, obbligazioni senza rating, quelli ufficiali, acquistati sul passa-parola che si genera sui mercati e che ha come base quel rating implicito determinato più da valutazioni di tipo qualitativo. Il loro vantaggio per l’investitore? La bassa correlazione con fattori di shock che di solito colpiscono gli emittenti obbligazionari più famosi, in quanto il core business delle società è di tipo tradizionale. Qualche nome per tutti: l’emissione Arena cedola 7% scadenza 2006, dove il business di Arena è l’alimentare; Carraro cedola 7% scadenza 2006 – settore auto equipment-, o ancora Giochi Preziosi cedola 6,375% scadenza 2004.
Queste emissioni vantano tra i loro sottoscrittori risparmiatori che le tengono fino a scadenza e non generano quindi grossi volumi di vendita intermedi. Qual è il rischio, allora? Il più grande è la scarsa visibilità dell’emittente che di solito non è quotato in Borsa, non ha rating ufficiale e comunica poco al pubblico. A fronte del quale è consigliabile, comunque, contenere l’esposizione verso questi tipi di strumenti a una percentuale minima del proprio portafoglio di investimenti. Meglio ancora, investirvi tramite fondi.
Se per il risparmiatore retail queste emissioni infatti sono anche difficili da raggiungere, sia perché non pubblicizzate sia perché solitamente distribuite solo da poche società e non al retail, per i gestori non dovrebbe essere difficile raggiungerle. Perché allora, al pari del lancio di fondi che ai tempi d’oro delle nuove quotazioni investivano in matricole, non pensare oggi a fondi che investono su corporate del tessuto produttivo italiano? Qualcosa di molto diverso dagli high yield, fondi obbligazionari ad alto rendimento internazionali, disposti a investire in emissioni con rating bassi per ottenere rendimenti interessanti. A investire, insomma, in quei titoli definiti spazzatura e spesso rivelatisi realmente tali.
Proprio sui rendimenti queste obbligazioni –almeno quelle analizzate- vantano un valore che si è apprezzato mediamente dell’1% rispetto all’emissione e, caso raro nel panorama finanziario, non si sono viste, per ora, performance negative. Perché non approfittarne?
Germana Martano è il Caporedattore di www.Morningstar.it.