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FONDI: GUADAGNARE CON I CORPORATE BOND

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Accorpamento di più fondi denominati in valute diverse in prodotti in euro; ribilanciamento dei mercati obbligazionari mondiali verso i titoli corporate a danno dei titoli di Stato. Nei prossimi mesi il mondo dei prodotti obbligazionari subirà modifiche di grande impatto sulle performance.

Che i fondi obbligazionari potessero rivivere, alle soglie del 2002, una nuova vita erano in pochi a pensarlo. Nati tra i primi prodotti per l’investimento dei piccoli risparmiatori, evolutisi fino alla specializzazione su mercati e valute differenti, i fondi che investono in bond stanno per attraversare una fase di fermento. E con loro gli oltre €200 mila milioni che a fine giugno 2001 risultano investiti dagli italiani su questi prodotti.

Il motivo è presto detto: con l’introduzione della moneta unica nel 2002 che soppianterà i corsi delle principali valute europee era scontata la morte di fondi che investono sui diversi mercati valutari. Un po’ meno scontato era invece il venir meno dell’interesse per i titoli del debito pubblico Usa ed europei e l’avviarsi di una fase in cui i corporate bond prendessero piede.

Negli Stati Uniti il mercato obbligazionario, in particolare i titoli garantiti da ipoteca e i corporate bonds, ammontano rispettivamente al 37% e al 26% dell’universo delle obbligazioni di miglior qualità. Entrambi questi settori sono attualmente più grandi per ammontare delle emissioni del Tesoro, che contano oggi solo per il 24% del mercato. In Europa il trend è simile: i titoli obbligazionari non governativi ammontano al 33% dell’universo delle obbligazioni di ottima qualità.

I fondi di investimento non potranno non tener conto di questa evoluzione: se da un lato sarà necessario rivedere commercialmente molti dei prodotti attualmente in distribuzione – e sono tanti gli annunci in questi giorni di accorpamenti di fondi o di cambi di benchmark che rispecchiano i movimenti recenti del mercato – alcuni gestori fanno notare come i fondi potranno approfittare della nuova situazione rincorrendo performance migliori che in passato, anche se sostenendo rischi maggiori di quelli deriverebbero dall’investire in titoli del debito pubblico. A tal proposito si legga l’analisi dal titolo “Quando un fondo obbligazionario è rischioso”, pubblicata il 27 luglio sul sito.

Se all’aumentato peso dei corporate bond internazionali si aggiunge la crescita notevole che negli anni 90 ha registrato il mercato di strumenti di debito dei paesi emergenti si capisce come il mondo dei fondi obbligazionari di qui a breve potrebbe tornare ad essere uno strumento interessante quanto a performance per i piccoli risparmiatori. Non più dunque il luogo tranquillo dove parcheggiare la liquidità in attesa di rientrare sull’azionario o comunque dal quale attendersi rendimenti modesti, ma un vero e proprio strumento di diversificazione del proprio investimento. Sarà però necessario che questi rinnovati prodotti vengano ben spiegati al risparmiatore: obbligazionario, da qui in poi, non sarà più sinonimo di tranquillità del proprio investimento finanziario.

*Germana Martano è il Caporedattore di Morningstar.it