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FONDI ETICI INQUINATI

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Il contenuto di questo articolo esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – “FONDI COMUNI D’INVESTIMENTO? Non sono uno strumento adatto per la finanza etica. Come dovrebbe funzionare un comitato etico? Per fare davvero il suo lavoro dovrebbe avere i «cento occhi di Argo» perché ci sono mille modi per sottrarre soldi ai risparmiatori senza che se ne accorgano. E’ tranchant l’opinione di Beppe Scienza sul mondo della finanza etica. Anzi, forse é ancora piú tranchant del solito proprio perché è finanza etica. Il docente di matematica finanziaria all’Universitá di Torino, autore di un libro popolarissimo «Il risparmio tradito», non lesina fendenti a destra e a manca. Nè nella forma nè sulla sostanza.”

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Ma perchè lei é fortemente critico nei confronti dei fondi etici?

In realtá il discorso é piú generale e riguarda quella realtá parassitaria che in Italia si chiama risparmio gestito. Il problema é che tali fondi sono gestiti dalle stesse societá che da oltre vent’anni prosperano alle spalle dei risparmiatori, ovvero danneggiandoli, come dimostrano le approfondite analisi dell’ufficio studi di Mediobanca, le mie (vedi: www.beppescienza.it) e comunque qualsiasi confronto che vada oltre ai comunicati e alle veline degli uffici stampa dei fondi comuni o di Assogestioni, associazione di categoria.

Secondo lei quali compiti e poteri dovrebbe avere “il comitato etico perfetto”?

Un duplice ordine di compiti. Da un lato deve ovviamente vigilare sulla eticitá degli emittenti dei titoli azionari e obbligazionari. D’altro lato deve peró anche badare che il gestore non avvantaggi indebitamente societá del gruppo, se stesso o propri complici.
La mia posizione al riguardo é categoria: perchè un fondo sia etico bisogna (anche) che il gestore non rubi nè lasci che altri rubino. Per fare ció il comitato etico deve avere i cento occhi di Argo, perchè esistono numerose tecniche che permettono di sottrarre soldi ai clienti senza che neppure se ne accorgano. La trasparenza dei fondi comuni é infatti vicina allo zero assoluto.

Come dovrebbe essere la composizione ideale del comitato etico? In altre parole quali esperti non dovrebbero mai mancare?

Sicuramente non bastano uomini di fede, come per esempio il cardinale Ersilio Tonini che notoriamente non ha saputo impedire che il San Paolo, investendo nella Borsa americana, puntasse anche su fabbriche di armi. Nè basta aggiungere insigni docenti universitari, avulsi dall’operativitá quotidiana sui mercati finanziari.
Ci vogliono anche veri esperti, in grado per esempio di smontare fino all’ultimo ingranaggio le obbligazioni che possono contenere al loro interno agganci ad azioni “cattive”. Non basta cioé fare attenzione all’eticitá astratta dell’emittente.

Alcuni comitati etici italiani hanno tra i loro componenti dipendenti della banca o della societá di gestione. Secondo lei si pone un problema di conflitto d’interessi oppure é una pratica accettabile?
E’ come se una quota degli addetti ai controlli di sicurezza negli aeroporti venisse scelta fra i membri di Al Qaida. Personalmente non mi fiderei, probabilmente neanche i lettori di Valori.

Negli ultimi anni alcune banche italiane sono rimaste coinvolte in scandali finanziari ai danni dei risparmiatori. Oggi scopriamo che tra i loro prodotti ci sono anche fondi etici. Ci si puó fidare?
Fidarsi é da suicidi. Si veda il caso del San Paolo Imi: la Consob li ha scoperti con le mani nel sacco mentre facevano guadagnare un fondo (San Paolo Azioni Italia) a danno di altri (San Paolo Soluzione 6 e Soluzione 7). Per giunta i capi della societá di gestione e della banca hanno sostenuto di non essersi accorti di nulla.
Come dire? Da un lato malversazioni, dall’altra dichiarata incapacitá di tenere sotto controllo la situazione. Se tanto mi dá tanto, i clienti dei loro fondi cosiddetti etici possono aspettarsi di tutto.

Finanza ed etica, per molti é un ossimoro. Lei cosa ne pensa?
Dipende. Se pensiamo all’etica del borghese (vedi Max Weber), sicuramente non c’é nessuna contraddizione e vale appieno la mia definizione di fondo etico come di un fondo dove non si rubano i soldi dei clienti.
Per chi, all’opposto, interpreta in senso stretto il precetto evangelico “Vendi tutto quello che hai e distribuiscilo ai poveri” (Luca 18, 22), la contraddizione é insanabile.
Ma altri invece ritengono moralmente accettabile far fruttare i propri soldi, ma immorale prestarli alla Mafia… o anche alla Beretta, pur essendo la produzione di pistole e fucili lecita. Per questa e per analoghe impostazioni la finanza etica ha senso.

Entriamo piú nel dettaglio: secondo lei, il fondo comune d’investimento é uno strumento adatto per la finanza etica?
Il fondo comune é stato pensato per rispondere ad altre esigenze, in particolare di liquidabilitá. Per questo si richiede che la quasi totalitá del patrimonio sia investita in titoli quotati. Col che rischia peró di diventare una specie di letto di Procuste che limita alquanto i possibili impieghi etici dei propri risparmi. In Italia si aggiunge a ció il fatto nel corso degli anni la lobby del risparmio gestito ha ottenuto modifiche peggiorative della normativa iniziale, in modo da avere le mani piú libere per fare i propri comodi.
Per essere accettabili i fondi che si pretendono etici dovrebbero almeno essere trasparenti, mentre ora non lo sono affatto.

Quali sono allora gli strumenti piú adeguati?
Per cominciare una banca e ovviamente non solo la Banca Etica italiana. Infatti una banca puó finanziare realtá economiche anche piccole – addirittura singole persone – ovvero soggetti cui non potrebbero arrivare soldi da un fondo comune, perchè non in grado nè di quotarsi in Borsa nè di emettere obbligazioni.
Poi puó funzionare bene un fondo comune chiuso, che puó investire con meno vincoli dei fondi aperti, quali sono quelli di abbiamo parlato finora.
Non escluderei neppure la costituzione di una societá finanziaria, che avrebbe ancora meno vincoli di una banca.

Ma, a parte la banca, tali soluzioni non sarebbero piú rischiose?
Qui bisogna evitare le ipocrisie. In genere é possibile investire i propri soldi nel rispetto dei propri valori etici, ma non si puó pretendere anche di poterli liquidare ogni momento, di ottenere alti rendimenti e di non rischiare nulla. Troppa grazia!

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