Società

FONDI COMUNI: COMMISSIONI PIU’ INGENTI IN EUROPA

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Le societa’ americane di fondi comuni hanno incrementato negli ultimi anni le vendite all’estero, portando una scelta maggiore agli investitori europei e asiatici, ma non hanno esportato due caratteristiche di cui godono solo i clienti americani: commissioni contenute e trasparenza dei prezzi.

Lo afferma il Wall Street Journal, che spiega il concetto con alcuni esempi.

Per un investimento di $6.000 un cliente londinese di Fidelity European Opportunities Fund paga per esempio spese annue di $102, pari all’1,7%, contro $64 o l’1,07% che pagherebbe negli Usa per il Fidelity Europe Fund – un fondo con lo stesso gestore e un portafoglio molto simile.

Dal momento che gli Europei sono abituati a pagare ingenti commissioni, commenta il quotidiano finanziario, i fondi Usa fanno pagare cio’ che il mercato puo’ sopportare.

Altro esempio: Janus International, affiliata a Janus Capital, impone una commissione annua del 2,48% sul Global Life Sciences Fund venduto a Dublino, contro l’1,11% applicato ai clienti americani.

Secondo la societa’ di ricerche Fitzrovia International, gli investitori europei pagano annualmente in commissioni per fondi azionari 1/3 in piu’ degli americani.

Mediamente le commissioni sono ammontate nel 1999 e nel 2000 all’1,46%, contro lo 0,98% pagato, secondo un recente studio della Securities and Exchange Commission, dai clienti statunitensi nel 1999.

Gli europei, purtroppo, non possono confrontare le commissioni imposte dai vari fondi per la gestione del portafoglio, la distribuzione e le varie spese amministrative quindi non hanno abbastanza informazioni per spingere le societa’ ad abbassare i costi.

In Europa, a differenza dagli Stati Uniti, le societa’ che gestiscono i fondi comuni non sono tenute a rendere noto ai clienti il totale delle spese, quindi la mancanza di trasparenza lascia gli investitori all’oscuro.

Le societa’ difendono il livello delle commissioni con il costo piu’ elevato delle operazioni in Europa – comprese le spese di traduzione in diverse lingue del materiale informativo – e con l’ammontare del capitale gestito negli Stati Uniti che, a $6,8 trilioni, e’ doppio rispetto a quello europeo.

Le banche locali, i broker e i consulenti finanziari, poi, impongono ai clienti una loro commissione, facendo aumentare le spese. Solo una minima percentuale di fondi viene infatti venduta direttamente agli investitori europei.

Il mercato europeo, meno concorrenziale per quanto riguarda i fondi comuni, ammonta per il resto della differenza.

Richard Wastcoat della divisione britannica di Fidelity dichiara che le commissioni imposte ai clienti europei sono in linea con quelle applicate dai mercati locali, ma e’ d’accordo che l’intero settore debba chiarire le spese direttamente con gli investitori, rendendo trasparente l’ammontare delle spese totali.

Gli investitori non riescono infatti a quantificare le commissioni a causa della regolamentazione che non obbliga la dichiarazione delle spese totali di gestione e amministrazione.

“Con la crescita del mercato gli investitori diventano piu’ sofisticati”, ha commentato Richard Garland di Janus International, “e si crea una pressione verso la riduzione dei costi. In Europa non e’ ancora giunto il momento”.

Una societa’ europea di fondi ha pero’ iniziato a competere con quelle straniere sui costi. E’ l’olandese Robeco Group che, approfittando delle commissioni stratosferiche pagate dagli investitori europei, ha fissato le spese totali in 1,31%.