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(WSI) –
La Repubblica Ceca entra nel
club della flat tax. La Camera ha approvato
la riforma fiscale del premier Mirek Topolánek
con 101 voti contro 99, introducendo
un’aliquota unica del 15 per cento sul
reddito personale (che scenderà ulteriormente
al 12,5 per cento nel 2009) e tagliando
dal 24 al 21 per cento la tassazione del
reddito d’impresa (la quale calerà ulteriormente
di un punto nel 2009 e di un altro ancora
l’anno successivo).
I cambiamenti, la
cui entrata in vigore è prevista per il primo
gennaio 2008, per divenire effettivi richiedono
ancora un voto del Senato (dove la
maggioranza di centrodestra è schiacciante)
e la firma del presidente Václav Klaus.
Fino all’ultimo è stato incerto il via libera
dei deputati, in quanto all’opposizione
dei socialisti si aggiungeva il giudizio negativo
del gruppo di parlamentari ribelli guidati
dall’ex ministro delle Finanze, Vlastimil
Tlusty, convinti che la riforma danneggerà
le famiglie a basso reddito. Ma Topolánek
sulla cosa ci aveva scommesso la faccia,
minacciando addirittura le dimissioni
se la riforma non fosse passata.
Alle critiche
interne si erano sommate le perplessità
europee, legate al timore che la riduzione
della pressione fiscale (oggi l’aliquota
marginale sul reddito è del 32 per cento)
possa avere ripercussioni sulla finanza
pubblica. In particolare, viene considerato
critico il rapporto tra il deficit e il pil, che
secondo alcuni si assesterà quest’anno al
3,9 per cento, sopra la soglia del 3 per cento
fissata dal Patto di stabilità. Topolánek
non è insensibile al problema, ma adotta
una visione di più lungo raggio: se l’economia
nazionale tira, i conti andranno a posto.
L’economia ceca è cresciuta del 6,4 per
cento nel 2006 e quest’anno si stima un
trend del 5,8 per cento. Dalla flat tax ci si
attende un’ulteriore accelerazione della
crescita, oltre a una riduzione dei costi di
esazione, l’emersione del nero e l’arrivo di
nuovi capitali stranieri. L’introduzione della
“tassa piatta” entrerebbe in conflitto con
l’obiettivo del 3 per cento soltanto se il pil
non crescesse abbastanza (e con esso il gettito
fiscale) oppure se fosse la spesa pubblica
ad aumentare eccessivamente. In entrambi
i casi, ragiona il direttore dell’International
Policy Network, Julian Morris, “il
problema starebbe nell’esagerato peso del
governo e nell’esigenza di tagliare la spesa”.
La riforma fiscale non esaurisce il pacchetto
di Topolánek per la modernizzazione
del paese. “L’adozione della flat tax è un
grande passo avanti – commenta Marian
Tupy, analista del Cato Institute – e dimostra
che la competizione fiscale ha effetti
positivi. Ma il provvedimento non è perfetto.
Una delle caratteristiche salienti della
flat tax pura è l’eliminazione di esenzioni,
deduzioni e scappatoie fiscali. La legge ceca
è meno ambiziosa” e non fa piazza pulita.
Inoltre, a differenza di quanto accade in
altri paesi, l’aliquota si applica al reddito
lordo, compreso il cuneo fiscale. La riforma,
comunque, sarà finanziata con l’abolizione
di diversi benefici, come i sussidi di
disoccupazione di lungo periodo e alcune
delle detrazioni per le famiglie, oltre che
con l’aumento dell’Iva su generi alimentari
e medicinali dal 5 al 9 per cento.
L’obiettivo è scendere al 12,5 per cento
La scelta ceca avrà delle conseguenze
anche sullo scenario europeo, in almeno
due sensi. Da un lato, Topolánek segue la
ricetta sarkozysta di considerare la crescita
economica nazionale prioritaria rispetto
alle alchimie contabili comunitarie:
l’argomento di fondo è che l’Europa nel
suo complesso sta bene quando stanno
bene gli stati membri, e i vincoli comunitari
non possono andare a detrimento delle
specificità nazionali o delle esigenze
dello sviluppo. Inoltre, si rafforza il gruppo
di paesi che hanno fatto della flat tax –
una sola aliquota, generalmente piuttosto
bassa – la loro bandiera, una pattuglia alla
quale presto si aggiungerà la Bulgaria.
L’esistenza all’interno dell’Unione di paesi
con regimi fiscali semplici e moderati
rende ancora più stridente il contrasto
con l’esosità di altri governi e con la rigidità
contabile di Bruxelles.
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