Economia

Fiscal Compact supera il test del referendum irlandese

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Dublino – L’Irlanda annuncia un grande “si” al trattato che regola la disciplina di bilancio in Europa, ma i risultati del referendum, che sono salutati come una vittoria dal governo nazionale e dal cancelliere tedesco Angela Merkel, offrono solo un minimo sollievo a un’area euro tormentata dal dubbi sul futuro della Grecia e dallo stato di salute delle banche spagnole.

Da stamattina l’Europa era con il fiato sospeso per l’esito del referendum sul “Fiscal Compact“, la serie di misure di austerita’ e rigore imposte dal patto fiscale stretto all’inizio dell’anno dai membri dell’Unione Europea, esclusi Regno Unito e Repubblica Ceca.

Il conteggio delle schede e’ partito alle 10 e il risultao finale ha visto la bilancia pendere dalla parte del si con il 60% dei voti favorevoli. Merkel e le politiche di austerita’ europee hanno incassato un’importante vittoria in Irlanda.

Gli irlandesi hanno dimostrato un discreto disinteresse per il referendum. Ai seggi ieri e’ andato a votare circa il 50% dei 3,1 milioni di elettori registrati. Hanno votato principalmente a favore gli elettori delle aree rurali e quelli appartenenti alla classe media delle zone urbane. I promotori del nbo hanno vinto nelle aree in cui la concentrazione di operai e altri lavoratori dipendenti e’ piu’ alta.

Fin dai primi spogli, il ministro per gli Affari Europei irlandesi, Lucinda Creighton, si e’ detta “molto, molto fiduciosa” sul passaggio del patto fiscale, a giudicare dai primi conteggi, parlando del “solo plebiscito sul trattato nel blocco a 17”.

Nel dettaglio nelle zone in cui la classe operaia e’ dominante i si hanno fatto piu’ fatica a imporsi. E anche all’interno degli stessi centri urbani le divisioni sono spesso nette. E’ il caso di Cork, importante centro nevralgico industriale, dove nella circoscrizione South Central vincono i si con il 61% mentre a North Central la spuntano i no con il 57%. Nel South West i si hanno chiuso in vantaggio.

Stesso discorso vale per buona parte della capitale: a Dublino quando in quattro circoscrizioni su sei gli spogli si erano conclusi, i promotori del si potevano dirsi ottimisti. Nella parte occidentale, tuttavia, vincono i no. Nella zona meridionale centrale i si la spuntano, anche se di poco. Nella zona South West i no sono al 52% quando quasi tutte le schede sono state aperte; nella parte settentrionale il rapporto e’ di 60-40 in favore dei si.

A Kildare North a conteggio finito i si la spuntano con ampio margine (60-40). Nel Midwest i voti a favori sono di poco sopra il 60%. Quando il 75% dei seggi elettorali e’ stato scrutinato a Donegal, il bilancio vede i no in vantaggio: 54% contro 46%. A Cavan Monaghan 150 i seggi scrutinati: i si sono 14.927, i no 11.153. Quando il 50% dei seggi era stato scrutinato a Galway East, emergeva che il 63,47% dei votanti si sono schierati a favore del Fiscal Compact. A Kilcloon Meath East vincono i Si con un ampio margine di vantaggio.

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Un po’ come capitato per le ultime elezioni francesi, rompendo la tradizione, la televisione statale RTE aveva annunciato che non avrebbe pubblicato gli exit poll, ma gli ultimi tre sondaggi pubblicati. Il si era largamente atteso comunque.

L’Irlanda è l’unico paese europeo ad aver indetto il referendum sul trattato, obbligata da costituzione a sottoporre all’opinione pubblica riforme di grande impatto sulla popolazione, come appunto il “Fiscal Compact”.

Al momento solo tre paesi hanno ratificato in pieno il trattato, Grecia, Portogallo e Slovenia, mentre Germania, Polonia, Lituania, Romania, Austria e Danimarca sono in procinto.

Tra gli obiettivi del trattato quello di mantenere sotto controllo il deficit e assicurare un maggiore controllo sui bilanci per fondi in entrata e in uscita in ogni paese.