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FINITA L’ERA DEL DOLLARO FORTE?

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Ormai e’ un dato di fatto. Il biglietto verde continua a perdere colpi contro le altre valute. E se c’e’ chi sottolinea che la debolezza del dollaro e’ solo temporanea, molti credono che lo scivolone non sia ancora finito.

Un articolo del Wall Street Journal riprende le preoccupazioni che le banche d’affari hanno recentemente espresso sulla futura performance della valuta statunitense, sottolineando le conseguenze che un dollaro debole potrebbe avere sull’economia Usa. Conseguenze decisamente poco felici.

Secondo la Bibbia della finanza Usa, il calo del dollaro potrebbe infatti scatenare un aumento dell’inflazione. I produttori americani, infatti, potrebbero decidere di alzare i prezzi, considerato l’aumento dei prezzi dei beni importati.

Certo, e’ ancora presto per lanciare l’allarme, dal momento che il rischio e’ ancora ben contenuto. Ma se la moneta dovesse scivolare ulteriormente, le autorita’ monetarie dovrebbero rivedere le proprie posizioni.

Per combattere i rischi inflattivi, infatti, la Fed potrebbe decidere di alzare i tassi di interesse molto prima del previsto. Una mossa rischiosa per un’economia che proprio ora sta risorgendo dalle proprie ceneri e per lo stesso mercato azionario, che non vedrebbe sicuramente di buon occhio l’adozione prematura di una politica monetaria restrittiva.

Nel frattempo gli analisti si interrogano sul futuro del biglietto verde.

“L’era del dollaro forte e’ terminata”, commenta David Roche, presidente della societa’ di consulenza londinese Independent Strategy. “La valuta americana e’ ormai entrata in una fase discendente che durera’ ancora per molto. Soprattutto, a condizionare il ribasso, sara’ la debolezza degli asset finanziari Usa, che non risultano piu’ attraenti rispetto a quelli europei o giapponesi”.

Sul dollaro si e’ abbattuta anche la scure delle banche d’affari BNP Paribas, UBS Warburg e ABN Amro, che la scorsa settimana hanno tagliato le stime sulla valuta. BNP Paribas, per esempio, prevede che il biglietto verde tocchera’ quota 98 centesimi contro l’euro alla fine del 2002, registrando cosi’ una svalutazione maggiore rispetto alle precedenti stime di 86 centesimi.

Tuttavia la parita’ con l’euro non rientra per ora tra le previsioni degli esperti del mercato valutario. Secondo Roche, l’euro continuera’ a rafforzarsi contro il dollaro, ma a un livello inferiore del 15% rispetto alle quotazioni toccate al momento del suo lancio sul mercato, il primo gennaio 1999.

Dunque, si trattera’ di uno scivolone parzialmente contenuto, anche se e’ necessario ricordare che il 13 maggio il dollaro ha toccato i minimi degli ultimi 15 mesi contro il dollaro australiano e quelli degli ultimi otto mesi contro il dollaro canadese. Per non parlare poi della performance negativa contro l’euro registrata la scorsa settimana, quando la moneta Usa ha toccato il minimo degli ultimi sette mesi.