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FINISCE UN’ERA A WALL STREET: GOLDMAN E MORGAN DIVENTANO BANCHE

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Via libera della Fed alla richiesta avanzata dalle due maggiori banche di investimento americane, Goldman Sachs e Morgan Stanley, di cambiare il proprio status e divenire ‘bank holding company’. Lo ha annunciato la stessa Banca centrale. Il nuovo status consentirà alle due istituzioni finanziarie di diventare banche commerciali in grado accettare depositi, così da rafforzarsi.

Il cambio di status di Goldman Sachs e Morgan Stanley, le uniche due sopravissute come banche d’investimento indipendenti alla crisi subprime, rappresenta uno dei cambiamenti più radicali a Wall Street, in un momento di epocale trasformazione per il sistema finanziario americano. Secondo alcuni osservatori il cambio di status in banche commerciali indica inoltre come la Fed non abbia intenzione di far fallire Goldman o Morgan.

Divenendo tradizionali holding bancarie, Goldman Sachs e Morgan Stanley, oggetto di rumors nelle ultime settimane per possibili fusioni, possono ora diventare dirette concorrenti di colossi quali Citigroup, JPMorgan e Bank of America, che uniscono attività di investment-banking con quelle retail, in grado di fornire una maggiore stabilità.

La mossa di chiedere e ottenere il cambio di status arriva dopo il quasi fallimento di Bear Stearns, il fallimento di Lehman Brothers e l’acquisizione da parte di Bank of America di Merrill Lynch. Goldman e Morgan, grazie al via libera della Fed, si prendono così una boccata d’ossigeno che, comunque, non dovrebbe esonerarle – spiegano alcuni analisti – dal continuare a rincorrere possibili unioni, magari addirittura fra di loro.

Come tradizionali banche commerciali, Goldman Sachs e Morgan Stanley hanno accesso alla finestra dei prestiti a tasso di sconto della Fed, aperta, in via del tutto eccezionale e temporaneamente anche alle banche di investimento a causa della crisi. Lo status di banche commerciali significherà inoltre che Goldman e Morgan saranno sottoposte a norme più stringenti, inclusi limiti nel leverage.




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CRISI MUTUI: NEW YORK CAMBIA, CHI SONO GOLDMAN SACHS E MORGAN STANLEY
di ANSA

(ANSA) – NEW YORK, 22 SET – Finisce la Wall Street che tutti conoscevano: tra fallimenti, salvataggi e nazionalizzazioni la piazza americana aveva già cambiato volto negli ultimi mesi. Ora l’ennesimo tassello di una vera e propria rivoluzione del sistema: Goldman Sachs e Morgan Stanley che abbandonano il proprio status di banche d’affari e diventano holding, cioé tradizionali banche con depositi. Goldman Sachs e Morgan Stanley sono le due uniche banche d’investimento sopravvissute come indipendenti alla crisi subprime, dopo l’acquisizione di Bear Stearns da parte di JPMorgan, quella di Merrill Lynch da parte di Bank of America e il fallimento di Lehman Brothers.

GOLDMAN SACHS – Fondata nel 1869 da Marcus Goldman è una delle maggiori banche d’investimento al mondo, con sede a New York. Goldman Sachs acquisisce il suo attuale nome quasi trenta anni dopo (nel 1896) la sua fondazione, quando Goldman, ebreo tedesco immigrato negli Usa, si unisce al genero Samuel Sachs. Sempre nel 1896 Goldman Sachs approda in Borsa. La banca sopravvive al grande crac del 1929 grazie a Sidney Weinberg che, nel ruolo di senior partner, la ristruttura riducendo la sua esposizione sui mercati azionari e focalizzandola verso i servizi ad aziende.

Negli anni ’80 la banca diviene consulente di molti governi intenti a cominciare i processi di privatizzazione di molte aziende statali. Nel 1986 viene quotata anche a Londra e Tokyo. Dalle file di Goldman Sachs molti dirigenti sono poi passati a funzioni amministrative: fra questi Romano Prodi (ex presidente del consiglio), Mario Draghi (Governatore della Banca d’Italia), Gianni Letta (sottosegretario alla presidenza del Consiglio), Robert Rubin (segretario al Tesoro americano durante l’amministrazione Clinton), Henry M. Paulson (attuale segretario al Tesoro americano).

MORGAN STANLEY – Fondata nel settembre del 1935, Morgan Stanley affonda le sue radici in JPMorgan Chase: in seguito all’entrata in vigore del Glass-Steagall Act, che non consentiva più di avere sotto un’unica holding le attività di investment-banking e retail, alcuni dipendenti di JPMorgan, Henry S. Morgan e Harold Stanley, lasciarono la società e diedero vita a Morgan Stanley. Nel solo primo anno di vita, Morgan riuscì a conquistare il 24% del mercato delle offerte pubbliche.

Fra il 1950 e il 1960, Morgan affiancò la Banca Mondiale nell’emissione di bond tripla-A da 50 milioni, ma anche General Motors, Imb e At&t. Nel 1970 aprì un ufficio di rappresentanza a Tokyo entrando formalmente nel mercato giapponese. La banca è attualmente impegnata in trattative “avanzate” – secondo indiscrezioni – con il fondo sovrano Cic, che già ne controlla circa il 9%, e altri soggetti per rafforzare il proprio capitale.