Cambiali in bianco al posto della fornitura dei preziosi chicchi di caffè con tassi di restituzione ben al di sopra di quelli legali: era questo, secondo l’accusa, il sistema utilizzato dall’industriale del caffè Antonio Mauro e dalle altre persone per concedere denaro a tassi usurari.
La Procura ha aperto un’inchiesta e la guardia di Finanza lo ha arrestato, nell’operazione denominata «Cafittera». Secondo quanto emerso dalle indagini, l’industriale reggino, 69 anni, amministratore delegato dell’omonima società, per il reperimento delle persone bisognose di denaro, utilizzava un sistema di rappresentanti preposti non solo alla promozione del caffè prodotto dall’azienda, ma anche all’introduzione nel parallelo sistema di finanziamento. L’occultamento delle operazioni usurarie con ordinarie operazioni di commercializzazione del caffè, secondo gli investigatori, avrebbe dovuto dare all’organizzazione le massime garanzie.
Ma a un nuovo tentativo di strozzinaggio, posto in essere con l’acquisizione di un’attività a fronte di un ingente debito, la guardia di finanza è intervenuta, arrestando Mauro e le altre tre persone coinvolte nell’ inchiesta. Il figlio dell’ industriale, Maurizio Mauro (e non Demetrio, che invece è il nipote, come era stato riferito in un primo momento), invece, si trova all’estero per precedenti impegni e non è stato ancora rintracciato. Mauro è stato l’unico a essere stato portato in carcere. Per le altre quattro persone, infatti, sono stati disposti gli arresti domiciliari.
Gli investigatori del Comando provinciale di Reggio Calabria della Guardia di finanza, diretti dal colonnello Agatino Sarra Fiore, già da tempo controllavano ogni mossa dei cinque. La guardia di Finanza ha anche rilevato che l’individuazione dei reati di usura è «segnata da forti componenti problematiche determinate, in via principale, dal clima di omertà e di bieca sottomissione da parte dei cittadini, anche se non bisogna sottovalutare una componente rilevante quale l’effettuazione di attività illecite da parte di cittadini apparentemente al di sopra di ogni sospetto», in questo caso «apprezzati imprenditori dell’hinterland in grado, addirittura, di finanziare la locale squadra di calcio di serie A». Il Caffè Mauro, infatti, negli anni scorsi è stato uno degli sponsor della Reggina.
La guardia di Finanza ha anche rilevato che il fenomeno potrebbe dilagare «se non interverrà un clima di concreta collaborazione tra cittadini ed istituzioni, cosa che la guardia di finanza sta cercando di attuare». Antonio Mauro è fratello di Pasquale, presidente dell’ Assindustria reggina.
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