L’eliminazione dei titoli di debito federali lascia il mercato dei capitali a corto di punti di riferimento, ma David Jones, capo economista di Aubrey Lantson & Co., e Steven Zamsky di Morgan Stanley Dean Witter ritengono che il nuovo benchmark per i prezzi dei titoli a reddito fisso sara’ rappresentato dal tasso di conversione del dollaro.
Il governo americano, infatti, prevede di ripagare l’intero debito federale di $3,2 trilioni entro il 2012 e senza i titoli del Tesoro – che vengono anche comunemente utilizzati come indicatori della crescita dell’economia – il mercato obbligazionario deve trovare dei nuovi strumenti che siano privi di rischio durante i periodi di instabilita’ economica.
Ed ecco che tra i principali candidati a sostituire i titoli del Tesoro come benchmark entrano in gioco gli swap, complicati strumenti utilizzati per convertire il debito a reddito fisso in una struttura a tasso variabile seguendo il LIBOR, London Interbank Offer Rate – il tasso applicato tra banche per prestiti a breve termine nel mercato dell’eurodollaro.
“Il LIBOR e’ destinato a diventare sempre piu’ il punto di riferimento”, ha commentato Zamsky in un articolo su Business Economics; “con l’evoluzione del mercato del reddito fisso da un mercato legato ai tassi d’interesse a uno influenzato dal credito, il LIBOR rappresenta la piu’ semplice espressione del credito”.
Gli swaps, che in Europa sono gia’ utilizzati come benchmark, sono la scelta di societa’ quali Ford Motor Co, General Motors e Wells Fargo e hanno anche l’approvazione del presidente della Federal Reserve Alan Greenspan.
La Fed – che acquista e vende il debito del Tesoro nella conduzione della politica monetaria- dalla scorsa estate utilizza i titoli sostenuti dai mutui immobiliari delle agenzie Fannie Mae e Freddie Mac, ma ha lasciato intendere che la situazione potrebbe essere temporanea.
Le due agenzie sostenute dal governo hanno infatti emesso un’elevata quantita’ di titoli di debito, ma l’incertezza relativa alla loro relazione con la futura amministrazione non le rende interessanti come benchmark.
“La scelta del mercato sembra ricadere non sulle emissioni del settore pubblico”, ha sottolineato Jones, “ma sul tasso di conversione del dollaro del settore privato”.
Secondo Zamsky, pero’, saranno utilizzati anche altri strumenti. “Fino ad ora anche i piu’ sofisticati operatori del mercato hanno dato per scontato il ruolo centrale dei titoli del Tesoro nei mercati finanziari mondiali”, ha sottolineato l’economista, “non sara’ pertanto facile trovare dei sostituti, considerando anche l’incertezza che il cambiamento di benchmark rappresenta per gli Stati Uniti”.