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FINANZA: QUANDO IL MEA CULPA ARRIVA TROPPO TARDI

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*Pierpaolo Scandurra è Managing Director di www.certificatiederivati.it. I suoi commenti non implicano responsabilita’ alcuna per Wall Street Italia, che notoriamente non svolge alcuna attivita’ di trading e pubblica tali indicazioni a puro scopo informativo. Si prega di leggere, a questo proposito, il disclaimer ufficiale di WSI.

(WSI) – Con una mossa a sorpresa nei giorni scorsi Goldman Sachs ha deciso di esercitare, a soli tredici mesi dal lancio, l’opzione di richiamo anticipato di uno dei certificati più interessanti nel panorama dei benchmark senza scadenza. La decisione fa seguito ad un progressivo abbandono del mercato domestico da parte dell’emittente americana, duramente colpita dalla crisi finanziaria dell’ultimo anno, e lascia in braghe di tela quanti avevano deciso di investire sui mercati di frontiera con un orizzonte temporale di lungo termine.

E dire che il Next 11 Core 5 Open End certificates era stato presentato come un’assoluta novità. Inedito per la struttura, perché era il primo certificato a scadenza “aperta” emesso su un indice azionario emergente, e per la particolarità dell’indice sottostante, il certificato era stato emesso il 28 agosto 2007 ad un prezzo di 9,46 euro e successivamente, dal 16 ottobre 2007, aveva iniziato a quotare sul segmento dei Securities Derivatives di Borsa Italiana.

Il certificato era stato emesso con la finalità di seguire senza il vincolo temporale di una scadenza l’andamento di cinque degli undici paesi emergenti considerati eredi , in termini di prospettive di crescita e sviluppo, dei quattro paesi dell’area Bric. La Global Research di Goldman Sachs aveva individuato nel Bangladesh, la Corea del Sud, Egitto, Filippine, Indonesia, Iran, Messico, Nigeria, Pakistan, Turchia e Vietnam gli undici candidati a far faville negli anni a venire.

Tuttavia per la quotazione dell’Open End, era stato richiesto dagli organi di controllo e di vigilanza, che l’indice venisse limitato a soli cinque degli undici paesi: e così l’indice, espresso in dollari americani, ha preso il nome di Next 11 – Core 5. Ma contravvenendo a quanto era stato prospettato in fase di emissione il benchmark Open End è stato ritirato dal mercato dalla stessa emittente L’annuncio è arrivato al termine di un periodo di profondo calo subito dall’indice : da inizio anno la performance dell’indice Total Return è negativa per quasi sessanta punti percentuali mentre dalla data di emissione del certificato, allorchè l’indice quotava 129,09 punti, il ribasso si è limitato al 54%. Soltanto il recupero del dollaro nei confronti dell’euro delle ultime settimane ha permesso al certificato, peraltro soggetto ad una commissione di gestione annua dell’1,1% , di limitare il calo al 48%.

In tredici mesi di vita , oltre ad aver riportato una performance decisamente negativa che tuttavia non si discosta troppo da quelle di altri mercati sviluppati e ben più capitalizzati, il certificato non ha mai registrato un particolare interesse da parte del pubblico degli investitori. Fatta eccezione per i primi cinque mesi di quotazione, durante i quali sono stati scambiati circa 20.000 certificati per un controvalore di poco meno di 200.000 euro , dal mese di aprile i volumi si sono rarefatti. L’optional early redemption date, ovvero la data di rimborso, è stata fissata per il giorno 17 novembre 2008 e il rimborso è stato fissato in 6,343 dollari ( 4,985 euro al cambio di 1,2724 del 17 novembre).

Un vero e proprio flop dunque, non tanto per l’andamento costantemente negativo, quanto piuttosto per un ritiro anticipato che sa tanto di beffa.

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