La guerra in atto tra Mediobanca e Fiat lascia intuire la formazione di nuovi sviluppi strategico-industriali.
Gli analisti interpellati da Wall Street Italia, restii a parlare e ad accettare di essere citati quando si tratta di toccare argomenti tanto delicati, affermano che è impossibile dire oggi quale sarà l’identikit della finanza e dell’industria italiana nei prossimi anni, ma sottolineano due aspetti importanti.
Una delle novità è l’ingresso di forze straniere (come i francesi di Edf) in Italia, paese tradizionalmente messo all’indice come poco attraente per gli investimenti stranieri.
Con l’operazione su Montedison e con il beneplacito del nuovo governo – che giovedì ha sbloccato il limite del 2% imposto ai diritti di Edf in sede di consiglio di amministrazione Montedison – l’arrivo di Edf scombussolerà il mercato dell’energia.
“Sul piano tecnologico i francesi di Edf hanno tutto da insegnare – dice a Wall Street Italia Fabrizio Guelpa, responsabile dell’ufficio Credit Research di Comit – in Francia hanno un vasto parco nucleare e quindi producono energia a costi più bassi rispetto all’energia prodotta in modo tradizionale; ora Edf ha la possibilità potenziale di entrare sulla rete Enel non appena scadranno i contratti di fornitura; questo sicuramente sconvolgerà sia gli equilibri che i prezzi nel settore elettrico”.
Per il resto, sembra ormai tramontata l’era del cosiddetto salotto buono della finanza, che negli scorsi decenni aveva trovato una collocazione nelle sale di Mediobanca.
“Finisce l’economia da salotto – riflette Donatella Principe analista di Banca Popolare di Vicenza – quell’economia protezionista e dirigista voluta da Mediobanca e dal governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio; ora ogni società diventa tecnicamente contendibile”.
L’analista di una primaria Sim che per politica aziendale non può essere citato aggiunge che “morto Enrico Cuccia, e posto Vincenzo Maranghi al vertice della banca d’affari, piano piano hanno cominciato a formarsi nuovi schieramenti di forze, essendosi Maranghi posto in contrasto con il potere bancario esistente”.
“Il fatto che Mediobanca abbia cominciato a perdere adepti lo si poteva intuire già dal sentiment che si creò nei mesi scorsi – aggiunge l’analista – quando venne avanzata la proposta di concambio con Falck e alcune banche, tra le quali Banca di Roma, Banca Intesa e San Paolo Imi, fecero cadere l’offerta pubblica di acquisto e si avvicinarono alla galassia Fiat”.
Ora l’istituto che fu retto da Cuccia si trova a dover difendere il difendibile:
“Montedison ormai è andata – dice l’analista della primaria Sim – e mentre la battaglia si sposta su Hdp e il settore dei media, che chissà se sono nel mirino di Fiat o se in quello di Mediaset, Mediobanca cerca di tenersi stretta Generali”.
Il gruppo triestino è la perla di Mediobanca. L’ipotesi di una scalata non è da escludere perché, sebbene serva un notevole sforzo finanziario per impossessarsi della maggioranza, la società è tecnicamente contendibile.
“E’ possibile – afferma l’analista di una banca italiana – che Mediobanca cerchi di rafforzare la sua quota del 15% in Generali, servendosi della liquidità che può ottenere con la cessione di asset non strategici”.
Dunque, lo scenario ipotizza una Mediobanca impoverita di alcuni suoi gioielli (Montedison e Edison, tanto per citare due nomi), ma arroccata a difesa del tesoro più importante, sul quale, secondo vecchie voci di mercato, da tempo avrebbe puntato gli occhi un altro gruppo francese, Axa.
Sull’altro fronte si scommette anche su un ingresso di Fiat nelle telecomunicazioni (leggi Olivetti tramite Bell) e un rafforzamento nei media (leggi, appunto, Hdp che controlla Rizzoli Corriere della Sera). Ha le capacità finanziarie per muoversi su più fronti, e da cosa deriva questo attivismo del gruppo torinese?
Secondo l’analista della primaria Sim “stiamo assistendo a grandi spostamenti di capitali sull’onda di grandi spostamenti negli equilibri politici, e questo porta a nuove potenzialità che saremo in grado di leggere nel tempo, più che prevedere ora”.
Sul fronte finanziario Fiat finora non sta sentendo il peso dell’operazione su Montedison. Con Edf ha scambiato La Fenice, controllata che si occupa di energia ambientale, per un 10% di Montedison; inoltre, spiega l’analista, è entrata in Italenergia con capitale in natura, cioè con gli impianti della controllata Serene, società di produzione elettrica costituita qualche anno fa. Infine, ha ottenuto da banche amiche fidi a breve termine per 40.000 miliardi di lire: “saranno anche serviti in sostituzione di altri fidi in scadenza – dice l’analista – ma è certo che ora il gruppo ha una buona liquidità”.
“La cosa strana – osserva l’analista di una banca milanese che chiede di non essere citato – è che se Fiat davvero dovesse muoversi su più fronti contemporaneamente, andrebbe in controtendenza rispetto alle altre società che si concentrano sul core business.”
Intanto però gli analisti concordano che dal punto di vista fianziario Fiat esce vincente dall’OPA su Montedison visto il basso prezzo pagato per Edison.
(Vedi Montedison: Marzano sblocca diritti EDF, Agnelli/Mediobanca: il peso dei politici e Speciale WSI: Terremoto a Piazza Affari).