Società

FINANZA
E POLITICA

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(WSI) –
Alla tavola rotonda conclusiva siederanno
Alessandro Profumo e Luca Cordero
di Montezemolo, accanto al sottosegretario
Enrico Letta e al ministro degli Esteri – qui in
veste di padrone di casa – Massimo D’Alema.

A scorrere il programma della tre giorni milanese
di Italianieuropei, che si aprirà venerdì
30 novembre, non c’è bisogno di essere
troppo addentro alle cose economiche per capire
che non si tratta di ordinaria amministrazione
convegnistica. Basta leggere le parentesi
accanto ai nomi dei relatori. Nel solo
dibattito pomeridiano di sabato, nell’ordine:
“amministratore delegato Enel”, “presidente
Autostrade”, “presidente e amministratore
delegato Finmeccanica” (e avanti così per
Luxottica, Ferrovie, Fastweb, Banca Intesa,
Poste, Eni), coordina, naturalmente, Massimo
Mucchetti.

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Tralasciamo dunque, per brevità,
l’intero elenco di manager pubblici e privati,
industriali e banchieri annunciati al convegno
della fondazione dalemiana sull’economia
del paese. Si fa prima a dire che ci sono
tutti, e di sicuro non si sbaglia di molto.

Quanto
agli esponenti del governo, oltre ai citati
D’Alema e Letta, ci saranno Pierluigi Bersani,
Giuliano Amato e Vincenzo Visco. Basta
dunque incrociare i nomi degli esponenti del
governo ai nomi di manager e industriali presenti,
per cogliere il significato politico dell’operazione.

Tanto più se si tiene conto di altri
due non meno significativi elementi: la data
e il luogo scelti per l’iniziativa. Per farla
breve, e per usare un’espressione cara a Piero
Fassino (presente anche lui, ovviamente),
si avverte nettamente l’impressione di trovarsi
davanti al convegno della fase due.
La data scelta cade giusto al termine – salvo
sorprese – della lunga e dolorosa gestazione
della Finanziaria. E cioè proprio nel momento
in cui il centrosinistra, come ha ripetuto
ieri Fassino (e come tempo fa ha detto
anche D’Alema) dovrebbe partire senza indugio
sulla strada delle grandi riforme, dalle
pensioni agli ammortizzatori sociali, dallo
stato sociale alle liberalizzazioni. E il luogo
scelto per il convegno rafforza questa impressione.

Milano, il cuore di quel nord produttivo
in cui il centrosinistra, per usare un eufemismo,
soffre. E in cui gli stessi Ds non si sentono
tanto bene. E in cui i riformisti in particolare,
dentro e fuori i Ds, tra Dario Fo, Nando
Dalla Chiesa e via girotondando intorno a
sconfitte elettorali una peggiore dell’altra,
più che malmessi sono malmenati, o poco ci
manca.

Il rilancio dell’iniziativa
dalemiana-europea sui temi economici
sembra dunque proporsi un obiettivo, come
si diceva una volta, di medio-lungo periodo.
Del resto qualche segnale di vitalità,
a Milano, nonostante tutto, c’è ancora: dal
successo di Filippo Penati alla provincia
agli ottimi risultati ancora raccolti dalla sinistra
nell’hinterland, fino al voto dei milanesi
al referendum sulla devolution, in cui
prevalsero i no. Ma l’incredibile campagna
condotta dal centrosinistra con Bruno Ferrante
sta a dimostrare tutte le difficoltà
della classe dirigente locale a farsene interprete.

Quanto alle più generali difficoltà
del governo e della maggioranza tutta, rispetto
a una simile interlocuzione, è cronaca
di tutti i giorni. Di qui, verosimilmente,
la scelta di offrire al centrosinistra e alle
forze imprenditoriali del nord una sede di
confronto in cui tentare di riannodare
qualche filo, tessere relazioni, intavolare
un dialogo. La risposta alla prima chiamata
dimostra se non altro che l’esigenza era
sentita. E che forse, sin qui, di occasioni del
genere non se ne erano viste molte. Ma è
pure indiscutibile che per intavolare simili
discussioni, obiettivamente, stare al governo
aiuta.

L’intenzione di dedicarsi a un lavoro di
lunga lena, da parte di Italianieuropei, appare
confermata dal fatto che il convegno
di venerdì 30 è solo la prima di una serie di
iniziative milanesi. Ed è anche, in un certo
senso, l’inaugurazione della nuova sede
che proprio a Milano la fondazione ha deciso
di aprire. Sede che sarà operativa in
aprile e organizzerà incontri tra esponenti
della maggioranza riformista, a cominciare
da D’Alema e Bersani, e quel mondo delle
professioni e dell’accademia con cui punta
a stabilire da subito un rapporto.

Ma presto
sarà organizzata anche un’iniziativa con le
classi dirigenti locali del centrosinistra (in
cui non mancheranno, si capisce, i rappresentanti
della Cdl), sulle questioni più specificamente
milanesi e lombarde. Dalla Pedemontana
a tutte le altre infrastrutture di
cui si discute da tempo immemorabile (e su
cui da tempo immemorabile il centrosinistra
si divide, e non solo a Milano).
Questi i piani per il futuro. Ma intanto al
convegno del 30 novembre si parlerà parecchio
di finanza, e di banche in particolare.

A scorrere nuovamente il panel degli
oratori – e i nomi scelti per la tavola rotonda
conclusiva: Profumo e Montezemolo da
un lato, Letta e D’Alema dall’altro – vien
fatto di ripensare alle furibonde polemiche
del 2005, a proposito di banche e politica,
collateralismo e regole di mercato. E sembra
passato un secolo, invece che un anno.
Chi tra i convenuti lo abbia passato meglio,
poi, è altra questione.

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