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(WSI) – Il Financial Times dedica un’apertura di prima pagina agli “scandali italiani” che vuole riferirsi principalmente alla vicenda della banca Antonveneta. Ma due giorni prima aveva pubblicato con grande evidenza un articolo in cui Rijkman Groenink, amministratore delegato della Abn Amro, spiegava che, in questa vicenda, le istituzioni italiane hanno operato “properly”, consentendogli di acquisire la banca veneta, nonostante i tentativi del governatore Fazio di proteggere la scalata d’una “piccola banca” italiana. Dove è, dunque, lo scandalo, se le istituzioni italiane hanno agito correttamente?

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Il grande quotidiano, inoltre, intervista Paolo Vignone amministratore delegato della Ras, controllata dalla tedesca Allianz, che dice che “noi dobbiamo riguadagnare credibilità con il sistema finanziario internazionale”: come se la Ras, che è, dopo le Assicurazioni Generali, la maggiore compagnia assicurativa italiana non fosse posseduta da una primaria assicurazione tedesca, che controlla anche la società assicurativa di Antonveneta.

Il Financial Times, infine, riporta la lamentela di Rodolfo de Benedetti sulla mancanza di trasparenza del nostro sistema finanziario, e questa forse è una frecciata alla recente operazione con cui la famiglia Agnelli, tramite una finanziaria estera ad essa molto vicina, si è assicurata, con un blitz, il controllo della maggioranza di Fiat, cui le banche aspiravano, convertendo i loro prestiti obbligazionari. Ma non si tratta di veri investimenti esteri. Né l’intervistato risulta essere un operatore specializzato in “trasparenze”.

Infine il Financial Times, a riprova delle difficoltà d’investire in Italia, cita la recente graduatoria degli indici di competitività dei vari paesi, stilata dal World Economic Forum di Ginevra, che organizza anche i convegni di Davos. Non è una fondazione scientifica indipendente, ma un’impresa commerciale, con legami negli ambienti finanziari internazionali. Si dà il caso che il Financial Times abbia scritto più volte che l’investimento nelle banche in Italia è molto interessante, dato l’elevato volume di risparmio delle famiglie e lo sviluppo potenziale del mercato. Forse al Financial Times converrebbe rileggere i propri articoli.

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