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Film Moretti: vaticanista Agi propone boicottaggio

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«Mi dà fastidio, tutto qua. Per me il Papa è il Vicario di Cristo e non si tocca. Rappresentarlo in una farsa, come fa Moretti, mi sembra una cosa brutta».
Salvatore Izzo, vaticanista dell’agenzia Agi con vent’anni di esperienza, pare quasi stupito della eco che ha avuto il suo invito al boicottaggio di Habemus Papam, «un giudizio personale».

Di certo, nella lettera inviata ieri ad Avvenire, non l’ha mandata a dire: «Non fidiamoci dei critici cattolici, anche se preti, che lo assolvono. Bocciamolo al botteghino. Saremo noi cattolici a decretare il successo di questo triste film, se ci lasceremo convincere ad andare a vederlo». Lui non lo ha visto né lo vedrà: «Perché dobbiamo finanziare chi offende la nostra religione?».

Nanni Moretti, ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa, non si è scomposto: «Sul mio lavoro c’è libertà di opinione, chiunque può dire qualsiasi cosa, ma io non commento. Dopo averlo visto possono boicottarlo». Nel mondo cattolico, peraltro, non tira aria di campagne contro il film.

Avvenire ha pubblicato la lettera ma la posizione del quotidiano, espressa dall’editorialista Marina Corradi, è ben diversa: un film «ben fatto» e «intelligente» ma «senza la fede», dove «anche i cardinali sono raccontati con simpatia affettuosa» da uno sguardo «acuto» nel quale però «Dio è il grande latitante».

Un giudizio lontano da ogni boicottaggio: «Abbiamo pubblicato una lettera tra le altre, come una posizione legittima e argomentata di chi si sente indignato, ma non è la linea del quotidiano», spiega il direttore Marco Tarquinio. Che aggiunge: «Il film andrò a vederlo e per quanto mi riguarda non esiste che si facciano boicottaggi sulle opere d’arte. Una cosa diversa sono le operazioni blasfeme come le rane crocifisse, ma quella non è arte».

La Radio Vaticana, del resto, ne ha parlato bene («Nessuna ironia, nessun macchiettismo. Tutto molto umano») e dalla Cei fanno notare che la commissione per i film «non ha mai proposto boicottaggi». Solo il vescovo di Mantova, Roberto Busti, ha parlato di «ruffianata».

Boicottaggio? Giuliano Ferrara, direttore del Foglio, si mostra esterrefatto: «Ma come, la Chiesa non è mai stata così fragile nell’opinione internazionale, la si attacca e si cerca di infangarla per limitarne le prerogative, ed ora che esce un film che rappresenta un Papa umano e cardinali giocosi, una lezione di tolleranza e ironia, lo si vuole boicottare? È un sintomo di incapacità politica e culturale grave…».

Lo dice anche il regista Franco Zeffirelli, che pure non sopporta Moretti: «Guardi, da ragazzo sono cresciuto sotto un regime e non amo i boicottaggi. In privato dirò tutto ciò che penso di questa operazione spregevole, ma pubblicamente no: si fa solo pubblicità. Lo lasci dire a chi è stato criticato aspramente e ingiustamente: mi hanno avvantaggiato».

Vittorio Messori sorride: «Come diceva Fouché: soprattutto mai troppo zelo. E poi, quanto a Moretti, non ne vedo la ragione: mi è parso un film agnostico ma tutt’altro che anticlericale, la visione della Chiesa è bonaria: si vede che Moretti è un romano doc, cresciuto accanto al Vaticano, ed è ingiusto prendersela perché non ha fede». E il vescovo Domenico Mogavero: «Mi riservo di dare un giudizio quando andrò a vederlo, ma non vedo con favore le preclusioni, guai ai roghi!, e rispetto la libertà creativa».

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