Roma – Nuovi risultati negativi per Fiat in termini di immatricolazioni. In attesa di conoscere i dati relativi all’Italia, in calendario nella giornata di oggi (vedi sotto), i numeri arrivati dalla Francia hanno confermato che nel mese di giugno, le vendite del gruppo Fiat sono scese del 23,2%: tra i marchi del Lingotto in controtrend Alfa Romeo (+44,1%). Da segnalare comunque la brusca contrazione per il mercato dell’auto in Francia. Nel paese sono state vendute 210.236 autovetture e il calo rispetto al giugno del 2010 e’ pari al 12,6%. I dati sono stati diffusi dalla Ccfa, l’associazione dei produttori francesi.
I dati arrivano in un momento di forse tensione tra il Lingotto e Confindustria: non basta infatti alla Fiat l’accordo su rappresentanza e contratti raggiunto da Confindustria con Cgil, Cisl e Uil. Il Lingotto ha chiesto “ulteriori passi”; e, se cosi’ non sara’, uscira’ da Confindustria dal primo gennaio 2012.
L’avviso dell’amministratore delegato Sergio Marchionne è arrivato nella giornata di ieri nero su bianco in una lettera al presidente dell’associazione degli industriali, Emma Marcegaglia. Che ha replicato: l’intesa “soddisfa anche le vostre istanze” e non puo’ essere “rimessa in discussione”. Se – ha scritto nella sua lettera di risposta a Marchionne – ritiene di non volerlo “verificare”, allora chieda una legge con “effetto retroattivo” che, in quanto tale, “non e’ nella disponibilita’ di Confindustria”.
L’ intervento legislativo non è escluso però dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, (”Valuteremo”, ha detto). Saccon dunque sarebbe pronto a lavorare ma solo se saranno le parti stesse a chiederlo. Questo, mentre va avanti la battaglia della Fiom, guidata dal leader Maurizio Landini, che boccia l’accordo definito ironicamente un “capolavoro” che “non risolve il problema della Fiat”, “non ferma gli accordi separati”, “riconosce le deroghe” al contratto nazionale e arriva a “limitare il diritto di sciopero”.
Landini ha chiesto alla Cgil di sospendere la firma all’accordo sino a quando non ci sara’ la consultazione degli iscritti. Richiesta che la Cgil ha rinviato al mittente, convocando il direttivo straordinario per il 5 luglio proprio per validare l’accordo con la firma definitiva (passaggio previsto dallo Statuto confederale) e per decidere, si’, “i tempi ed i modi” per la consultazione degli iscritti ma da tenersi dopo. Sia Landini sia il numero uno della Cgil, Susanna Camusso, chiedono comunque alla Fiat di riaprire il tavolo.
Ma cosa vuole esattamente Marchionne? Pur riconoscendo “il grande rilievo” del risultato raggiunto da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil, il numero uno del Lingotto ha avvertito sulla necessita’ di proseguire precisamente “nei prossimi mesi con ulteriori passi che consentano di acquisire quelle garanzie di esigibilita’ necessarie per la gestione degli accordi raggiunti per Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco”. Questo “permettera’ di portare a compimento gli investimenti avviati e quelli gia’ programmati”. Si dice “fiducioso” che le “esigenze” della Fiat, che sono “le stesse di molti altri imprenditori”, saranno “tenute in considerazione” e che queste “condizioni si realizzeranno entro la fine dell’anno”. Ma, in caso contrario, “Fiat e Fiat Industrial saranno costrette ad uscire dal sistema confederale con decorrenza 1 gennaio 2012”.
Il mercato dell’auto torna a segnare il passo: nel mese di giugno le immatricolazioni registrano una flessione dell’1,70% a 168.832 unità (171.753 nel giugno 2010). Calo del 13,09% anche per le immatricolazioni del primo semestre, attestatesi a 1.012.849 unità. Le auto immatricolate da Fiat Group Automobiles sono state oltre 50 mila, con una flessione del 3,6% su giugno 2010. La quota di mercato del Lingotto si attesta così al 29,8%, in calo di 0,6 punti percentuali su giugno 2010 e sostanzialmente stabile rispetto agli ultimi mesi (30,1% in maggio, 28,7 in aprile e 29,3 in marzo). Nel primo semestre dell’anno Fiat Group Automobiles ha venduto 296mila vetture (il 17,8% in meno rispetto ai primi sei mesi del 2010) per una quota del 29,2%, in calo di 1,7 punti percentuali.