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FIAT/MEDIOBANCA, IL PESO DEI POLITICI

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Come per Telecom Italia due anni fa, è Palazzo Chigi che farà la differenza per la conquista di Montedison e gli scontri per il controllo di HDP e Generali, e la sopravvivenza della stessa Mediobanca.

Fu Massimo D’Alema a permettere che Roberto Colaninno scalasse Telecom Italia sottraendola al controllo degli Agnelli. E sempre il governo D’Alema impedì a Franco Bernabé di difendere Telecom tramite una fusione con Deutsche Telekom.

Adesso è il momento della rivincità di Bernabé – che è anche nel Cda della Fiat – al quale, secondo voci di mercato, è stato offerto di guidare Montedison al posto di Enrico Bondi, l’uomo di Mediobanca.

Da parte sua il governo Berlusconi ha dichiarato la propria neutralità sull’OPA su Montedison da parte di Fiat e EDF già prima che questa fosse ufficiale. E oggi (mercoledì) il Ministro per le Attività Produttive Antonio Marzano ha detto che l’entrata del colosso francese in Montedison avrà un effetto positivo sui prezzi dell’elettricità in Italia.

Ora si capisce meglio perché Gianni Agnelli difese Sivio Berlusconi dagli attacchi della stampa internazionale durante la campagna elettorale quest’anno.

E si capisce anche perché Colaninno si senta minacciato al punto di dire che non ha intenzione di cedere Telecom Italia.

Vista l’aria che tira, è difficile pensare che Palazzo Chigi difenderà Colaninno da un’eventuale scalata. Del resto, Lorenzo Pellicioli, amministratore delegato di Seat Pagine Gialle, controllata da Telecom Italia, e top manager del gruppo di Colaninno come Sergio Erede e Umberto Nicodano hanno versato tra i 50 e i 100 milioni di lire a testa per la campagna elettorale di Francesco Rutelli.

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