Società

Fiat, Marchionne ripete NO a Fiom: “L’accordo non si ridiscute”

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

(aggiornato)

L’accordo di Mirafiori non sarà riaperto e il nuovo modello sarà adottato anche per gli altri stabilimenti Fiat, da Melfi a Cassino. Lo afferma l’amministratore delegato Sergio Marchionne, spiegando che all’estensione del nuovo contratto nelle altre fabbriche “non c’è alternativa, non possiamo vivere in due mondi. Io spero che, visto l’accordo alla prova, non vorranno vivere nel secondo mondo nemmeno gli operai”. A Mirafiori poi, aggiunge Marchionne in un’intervista alla Repubblica, la trattativa non sarà riaperta. “Più che altro – sottolinea – io non capisco. Non sono un ingenuo, ma sinceramente non capisco. È la logica del retrade, del negoziato continuo per il negoziato, non per arrivare a un risultato. Sono allibito. Mi dispiace – conclude – ma sabato mattina alle sei le urne hanno detto che il sì ha avuto la maggioranza. Il discorso è chiuso, anche se dentro quella maggioranza molti cercano il pelo nell’uovo”.

***************************
‘Spero la Fiat sappia cogliere la richiesta che noi formalmente avanziamo di riaprire il tavolo di trattativa’. Cosi’ il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, ospite di Repubblica Tv, dopo il risultato del referendum a Mirafiori. In caso contrario Landini dice di essere pronto a mettere in campo tutte le azioni necessarie sindacali. Per Landini l’esito del voto sul referendum ‘e’ stato un atto di civilta”. E invita Fim e Uilm a fermarsi e a riflettere su quanto sta succedendo.

Accettare i contenuti dell’accordo fatto a Pomigliano, spiega Landini, ‘significa cancellare l’idea del sindacato confederale’, ma – e’ il suo ragionamento – Fim e Uilm ‘non hanno il consenso delle persone che lavorano, neanche dei loro iscritti’. Il risultato del voto su Mirafiori e’ stato ‘straordinario e inaspettato soprattutto perche’ le persone non erano libere di potersi esprimere. Invece lo hanno fatto’. Quanto all’accordo, Landini ribadisce che ‘le firme tecniche non esistono, quell’accordo non era firmabile, tanto piu’ dopo il pronunciamento dei lavoratori’. ‘O si riapre la trattativa – ripete il leader sindacale – o se la Fiat vuole andare avanti con l’applicazione di quell’accordo, noi metteremo in campo tutte le azioni necessarie sindacali, contrattuali e anche giuridiche. Anche iniziative di mobilitazione – fa sapere Landini -. Non ne escludo alcuna”.

Richiamando infine le parole dell’ad del Lingotto che, all’indomani della vittoria del referendum a Mirafiori, ha parlato di ‘svolta storica’, Landini ribadisce che ‘il modello Marchionne cancella il sindacato confederale e la contrattazione’.

************************

La lunghissima notte del referendum Fiat si è conclusa con un risultato sorprendente. I voti favorevoli all’accordo di Mirafiori hanno infatti prevalso, ma solo di un soffio: si sono infatti fermati al 54,05% mentre i voti contrari all’intesa sono stati il 45,95%.

A far pendere la bilancia nei confronti del sì è stato il voto decisivo degli impiegati. Nella notte il no era andato in vantaggio perché le operazioni di scrutinio erano partite dai reparti montaggio e lastratura, ma poi, con il voto degli impiegati, la situazione si è rovesciata e il testa a testa si è risolto a favore dei sì. Altissima l’affluenza al voto, al 94,2% dei circa 5.500 aventi diritto. Le operazioni di scrutinio sono andate avanti circa per nove ore. Qualche momento di tensione quando si è avuta la certezza della vittoria del sì: alcuni esponenti del Fismic (uno dei sindacati favorevoli all’intesa) hanno esultato e ne è nato un alterco con alcuni militanti della Fiom. Uno di loro è stato addirittura colto da un malore e portato via in ambulanza.

Anche se Sergio Marchionne commenta il risultato parlando di “scelta coraggiosa dei lavoratori che hanno dimostrato di avere fiducia nel futuro”, a cantare vittoria è soprattutto la Fiom-Cgil. Il presidente del comitato centrale Giorgio Cremaschi al fattoquotidiano.it dice che “l’Ad non ha più gli operai con sé. Anche in una condizione di fascismo e repressione i lavoratori hanno detto di no”.

Il risultato in realtà ha sorpreso anche lo stesso sindacato delle tute blu che si aspettava delle percentuali simili a quelle della consultazione dello stabilimento Fiat di Pomigliano, dove, lo scorso 22 giugno, vinsero i sì al piano del numero uno della casa automobilistica con il 63,4%. “Questo referendum ha superato le nostre aspettative, tutti sapevamo che gli impiegati avrebbero votato compatti per il sì, ma fra gli operai la nostra posizione è la netta maggioranza. L’operazione di Marchionne di provare a restaurare il capitalismo selvaggio si è conclusa con un flop”, dice Cremaschi che rilancia le prossime iniziative di lotta, a partire dallo sciopero generale proclamato dalla Fiom per il 28 gennaio.

Cantano vittoria anche sul fronte opposto, quello dei sindacati che avevano sottoscritto il patto di Mirafiori e avevano fatto campagna per il sì alla consultazione. “Nasce lo stabilimento del futuro. Ora festeggia Torino, sbaglia chi pensa che Marchionne va a festeggiare a Detroit”, queste le parole di Bruno Vitali, segretario nazionale della Fim Cisl. Anche Luigi Angeletti benedice i risultati: “Come per tutti i veri cambiamenti la decisione è stata sofferta. Alla fine hanno vinto le ragioni del lavoro. Il sì all’accordo ci fa vedere con più ottimismo il futuro di Mirafiori e dell’industria automobilistica del nostro Paese”. Sull’argomento è intervenuto anche il ministro del Welfare Maurizio Sacconi che al giornale radio Rai ha detto che “questo voto apre un’evoluzione nelle relazioni industriali soprattutto nelle grandi fabbriche che dovrebbe consentire un migliore uso degli impianti e effettiva crescita dei salari”.

Ma il dato è che, rispetto alla consultazione della scorsa estate nello stabilimento campano della Fiat, il manager italo-canadese ha perso numerosi consensi. “Ne perderà ancora”, assicura Cremaschi che non risparmia critiche alla Cgil di Susanna Camusso e al Partito democratico. Il sindacato confederale, secondo la tuta blu, deve prendere del peso e dell’importanza della Fiom, mentre il Pd ne esce con le ossa rotte. “Fassino aveva detto che se fosse stato un operaio avrebbe votato sì – incalza Cremaschi – Avrebbe fatto meglio a dire ‘se fossi un impiegato’. Il Pd non si rende conto che il tempo sta cambiando, Matteo Renzi, Sergio Chiamparino e tutti gli altri sono solo delle anime morte”.

Insomma, secondo le tute blu della Cgil questi risultati segnano il passo a una sconfitta politica e morale dell’Ad del Lingotto e dei suoi sostenitori. Non è un mistero che la casa di Torino sperasse che i voti favorevoli alla consultazione superassero il 60 per cento, come nel caso di Pomigliano. Così non è stato. “C’è la forza di andare avanti e di rovesciare l’accordo della vergogna – dice il sindacalista delle tute blu – Abbiamo tutto il tempo. Domani a Torino c’è ancora la cassa integrazione. Abbiamo un anno intero in cui la Fiat deciderà il suo futuro”. E la Fiom assicura che comunque ci sarà, nonostante uno dei punti del nuovo patto (non avendo firmato l’accordo) la metta di fatto al di fuori della fabbrica. Anzi, a questo punto bisogna dire “della NewCo”.

******************

L’accordo sul rilancio dello stabilimento di Mirafiori è stato approvato con il 54% dei sì. Lo riferiscono fonti sindacali. L’accordo era stato firmato da Fim, Uilm, Fismic e Ugl mentre non hanno firmato l’intesa la Fiom e i Cobas. I voti favorevoli all’accordo – riferiscono fonti sindacali – sono stati 2.736 (il 54,05%) mentre i voti contrari all’intesa sono stati 2.326 (il 45,95%).

Marchionne: grazie al senso di responsabilità. Sergio Marchionne ha commentato così il risultato del referendum. «Dai lavoratori hanno fiducia nel loro futuro. Grazie al loro senso di responsabilità per questa scelta coraggiosa». Il presidente della Fiat John Elkann ha invece detto: «La scelta dei lavoratori apre nuove prospettive».

«Mi auguro che le persone che hanno votato no, messe da parte le ideologie e i preconcetti prendano coscienza dell’importanza dell’accordo che salvaguarda le prospettive di tutti i lavoratori». Sono le parole che l’Ad di Fiat, Sergio Marchionne, rivolge alla minoranza (46%) dei lavoratori che hanno bocciato nel referendum l’accordo per il rilancio di Mirafiori. Quelli che hanno votato sì, comunque, «hanno chiuso la porta agli estremismi, che non portano a nulla se non al caos, e l’hanno aperta al futuro, al privilegio di trasformare Mirafiori in una fabbrica eccellente».

Bersani: ora gli investimenti. Anche il segretario del Pd è intervenuto sull’esito del referendum. «Ora gli investimenti promessi da Marchionne», ha detto Pier Luigi Bersani. Il risultato del referendum sull’accordo per Fiat Mirafiori «va rispettato. E va rispettato anche per quel tanto di disagio che rappresenta». Così il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha risposto alle domande dei giornalisti a margine di una manifestazione oggi ad Ancona. «Quindi – ha aggiunto – ora la Fiat mantenga gli impegni e si rivolga a tutti i lavoratori».

La lunga notte di Mirafiori si è conclusa una manciata di minuti dopo le sette di questa mattina, dopo uno scrutino durato quasi 10 ore. Determinante per ribaltare l’esito che per metà dello spoglio ha visto il no in vantaggio, i consensi all’intesa ottenuti nei seggi degli impiegati e del terzo turno, dove i voti a favore sono stati rispettivamente 421 e i no 20, e 262 contro 111. L’accordo invece è stato bocciato nei seggi 6, 7, 8 e 9 dove hanno votato gli addetti al montaggio, e dove la Fiom è tradizionalmente forte.

Via libera al piano di rilancio di Marchionne che prevede un miliardo di investimenti e nuove regole su orari, flessibilità e rappresentanza, anche dalla verniciatura dove nei due seggi interessati i si sono stati rispettivamente 140 e 113, i no 93 e 102. Nel reparto lastratura, dove si è fatta sentire la componente Cobas, invece, in un seggio ha vinto il si con 212 voti e a favore e 205 voti contrari, nell’altro i no sono stati 218, i si 202. Senza gli impiegati dove il si è prevalso per 401 voti, tra gli operai il giudizio favorevole all’intesa ha superato il no di 9 schede.

A ritardare le operazioni di spoglio, cominciate poco dopo le 21, il giallo che ha interessato il secondo seggio scrutinato, il numero otto dove avevano votato 768 addetti al montaggio. Dai primi conteggi sembravano mancare all’appello una cinquantina di schede, l’esito pertanto è stato congelato per un paio d’ore, fino a quando la commissione elettorale non ha verificato una ad una le firme e i voti validi, considerando poi il voto regolare. Quando mancava un seggio alla fine dello scrutinio, poi, l’esultanza di un esponente del fronte del si per il quorum raggiunto, ha scatenato un parapiglia tra i componenti della commissione elettorale e un rappresentante della Fiom si è sentito male. Le operazioni di spoglio sono state quindi sospese fino a quando non è arrivata l’ambulanza per i soccorsi.

Il referendum ha fatto registrare un’affluenza record: nei tre turni (il terzo ha votato nella notte di giovedì, il primo e il secondo nella giornata di venerdi) alle urne si sono recati complessivamente oltre 5119 lavoratori su 5431 aventi diritto, pari al 94,2%. Intanto, secondo alcune fonti sindacali, mentre era in corso lo scrutinio, davanti ai cancelli della porta due alcune bandiere delle sigle firmatarie dell’intesa sarebbero state date alle fiamme da persone non identificate.

Sostenitori del sì: nulla sarà come prima. Conferenza stampa all’alba, davanti ai cancelli di Mirafiori, dei sostenitori dell’accordo subito dopo la vittoria nel referendum, che quella di oggi «è una giornata storica» e «nulla sarà più come prima». A parlare è il segretario confederale Uil, Paolo Pirani, che dice che la giornata di oggi è «storica come quella del referendum sulla scala mobile del 1984. Nulla – aggiunge – resta come prima nelle relazioni industriali in Italia. È una vittoria di tutti i lavoratori di Mirafiori, anche di chi ha votato no. È una scelta importante perché garantisce un futuro a Mirafiori e all’industria in Italia». «È una giornata importante per Torino e per Mirafiori dopo forti tensioni nell’ultima settimana», aggiunge Claudio Chiarle, segretario della Fim Cisl di Torino. «Abbiamo creato le condizioni per il lavoro – sottolinea – e ora siamo a un punto di partenza: dopo la trattativa dobbiamo fare in modo che gli accordi si realizzino». Roberto Di Maulo, segretario generale Fismic, sottolinea il «segnale importante non solo per Mirafiori e il Piemonte ma per tutta l’economia nazionale». E indica come «importante il fatto che il sì ha vinto, di nove voti, anche se si considera solo il voto degli operai escludendo i voti degli impiegati».

Sacconi: ora nuova fase nelle relazioni industriali. «L’esito del referendum apre un’evoluzione nelle relazioni industriali soprattutto nelle grandi fabbriche che dovrebbe consentire un migliore uso degli impianti e effettiva crescita dei salari». Così, dai microfoni del Gr2 Rai, il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi commenta il risultato del referendum della Fiat di Mirafiori.

Fassina: aprire confronto con tutti. «Il risultato del referendum a Mirafiori va riconosciuto da tutti e deve far riflettere tutti. L’accordo viene giudicato dai lavoratori e dalle lavoratrici irrinunciabile, ma regressivo». Così Stefano Fassina, responsabile economia e lavoro Pd. «In particolare – spiega – bocciano l’accordo gli operai più esposti all’intensificazione dei ritmi di lavoro. Ora, si devono affrontare i punti più controversi. L’azienda faccia la prima mossa: apra un confronto con tutte le rappresentanze sindacali per affrontare un dissenso così ampio ed i tanti sì così forzati. Non si può governare una grande fabbrica con la logica del comando e della deterrenza. Infine, il Governo smetta di lavorare ad alimentare il conflitto. Prenda un’iniziativa, convochi le parti e offra un contributo a risolvere i problemi aperti», conclude Fassina.