Tra Fiat e Gm è finita. L´alleanza stretta nel marzo del 2000 al Four Seasons di Milano è stata archiviata e non certo tra le mosse strategiche di successo del Lingotto e del numero uno dell´auto mondiale. Con una regia dai contorni rocamboleschi e forse neppure all´altezza degli eventi importanti, il sipario è stato abbassato in un albergo sul lago di Costanza. Con la Fiat che ha ribadito il suo diritto di esercitare se e quando lo riterrà opportuno la put option che obbliga gli americani ad acquistare la società dell´Auto e quest´ultimi che hanno contrapposto le loro obiezioni sulla validità dell´opzione.
Adesso si tratta soltanto di trovare la strada per elaborare senza ulteriori danni la separazione e questa può andare nella direzione di un accordo in extremis sul valore della liberatoria o verso un tribunale chiamato a decretare una pace non raggiunta in altro modo. Lo si saprà meglio oggi con un annuncio del Lingotto che non si limiterà a fare luce sul misterioso steering committee svoltosi tra la Svizzera e la Germania, ma andrà oltre. Intanto, a festeggiare è stata soltanto la Borsa che deve aver fiutato aria di grandi cambiamenti e ha fatto schizzare il titolo del Lingotto sopra della soglia dei 6 euro.
L´ultimo steering committee dell´anno, il quarto del 2004 dopo quelli di Ginevra, Detroit, Parigi, si è concluso poco dopo le 19 di ieri. Come? Silenzio stampa. E già questa scelta mutuata dal calcio e concordata da Rick Wagoner, Sergio Marchionne con gli altri negoziatori, la dice lunga sulla giornata di ieri e su quelle che si profilano all´orizzonte prima del 24 gennaio data di avvio del periodo di cinque anni durante i quali i torinesi possono schiacciare il pulsante della put option. Sempre che non lo facciano prima.
Nessun commento, salvo il tentativo di far credere che si sia parlato di collaborazione industriale, cosa possibile ma non certo tra gli argomenti di maggiore attualità, primo fra tutti il divorzio o il meno traumatico recupero della reciproca libertà di manovra senza vincoli societari di natura finanziaria. E´ però convinzione diffusa e rafforzata nella tarda serata di ieri che una svolta possa esserci prima del 24 gennaio, forse già nei prossimi giorni. In un modo o nell´altro, il problema è tutto finanziario sia che si vada verso la quantificazione del valore della put option sia che si approdi alla vendita forzata di Fiat Auto a Gm.
Nei giorni scorsi il colosso di Detroit aveva fatto filtrare una minaccia formulata in questi termini: se saremo costretti ad acquisire Fiat Auto, una volta effettuate le operazioni di ristrutturazione necessarie al risanamento, di essa resterà poco o niente in Italia. Ieri dalle colonne del Financial Times, Marchionne ha replicato nel tentativo di stemperare questa inquietante prospettiva e affermando che tale rischio è inesistente. Botta e risposta che conferma il muro contro muro sul quale ieri si sono esercitate diverse fonti non tutte controllate di informazione.
Al punto che la Fiat ha dovuto smentire seccamente una notizia che la voleva pronta già oggi ad esercitare la contestata opzione. Più verosimilmente Standard & Poor´s ha osservato che l´esercizio della put option potrebbe determinare un innalzamento del rating del Lingotto malgrado l´assenza di una corresponsione di danaro significativa da parte della casa di Detroit plausibile per convincere Fiat a non esercitare la clausola.
Insomma quattrini e vie legali, gli uni e le altre hanno tenuto banco nel colloquio di ieri, amichevole forse nella forma ma piuttosto duro nella sostanza. Del resto se la Fiat, in serata, ha scelto di rimandare a oggi l´interpretazione e il commento dei colloqui una ragione deve pur esserci. E questa va cercata nella necessità di trovare un modo per annunciare la fine di un´alleanza sfortunata che non ha dato quello che aveva promesso di dare. E che ora si ripropone come un interrogativo sul futuro della Fiat.
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